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Integrazione e professionalità senza confini: approfondimenti transculturali nella professione infermieristica

Integrazione e professionalità senza confini: approfondimenti transculturali nella professione infermieristica

2010

Integrazione e professionalità senza confini: approfondimenti transculturali nella professione infermieristica

ABSTRACT

BACKGROUND E OBIETTIVI La crescente complessità del mondo di oggi mette a confronto situazioni globali e locali, generando una sempre maggior commistione tra culture, e deducendo l’irrilevanza dei loro confini (Tortolici e Stievano, 2006). Si potrebbe parlare di situazioni di nursing glocale, parafrasando una fortunata espressione coniata da Robertson (1999): il locale e il globale non si escludono, al contrario, il locale deve essere compreso come un aspetto del globale in cui riscoprire tradizioni, usi, costumi, abitudini societarie e consuetudini antropologiche. Il nostro tempo è caratterizzato da nuovi termini e concetti: alterità, società multietnica, ibridazione, meticciamento. Tutto questo ci fa riflettere su una società in trasformazione con la quale ognuno di noi, quotidianamente, si confronta, se non altro, in maniera conviviale, dato che naan, sushi, riso basmati e chutney, fanno parte della dieta di un gran numero di abitanti delle aree occidentali, si mescolano ai cibi tradizionali nei menù dei ristoranti autoctoni (Callari Galli, Cambi, Ceruti, 2003). Inoltre, nelle diverse culture, concetti come “salute” e “malattia”, proprio per le variegate manifestazioni dell’alterità umana, hanno assunto, nel tempo, una molteplicità di significati. Affermare che ogni uomo è persona, vuole dire, quindi, sottolineare che, al di là delle differenze individuali, è un essere: unico, inconfondibile, insostituibile. È necessario comprendere i bisogni della persona da porre al centro dell’ attenzione, badare ai suoi interessi, comprendere il suo stile di vita, la polifonia dei suoi punti di vista nel vivere gli aspetti della sfera sanitaria. In questo scenario, l’antropologia assume un’importanza precipua per l’infermiere contemporaneo, facendogli comprendere appieno la concettualizzazione dei bisogni dell’altro. L’antropologia è in grado di fornire un utile contributo sia alla teoria che alla prassi infermieristica, poiché l’oggetto della ricerca antropologica è l’uomo (Rivière, 1998; Harris, 1990; Ember 2003) ed è all’uomo e alla collettività che si rivolge l’assistenza infermieristica; l’assistenza intesa come risposta ai bisogni fondamentali della persona. La professione infermieristica non costituisce un mondo a parte, ma mantiene strette relazioni con il resto della polifonia dei punti di vista, da cui riceve stimoli, richieste e pressioni di varia natura. Esperto dei bisogni quotidiani e più “personali”, l’infermiere, tra i professionisti della salute, è più in grado di altri di comprendere questi bisogni, poiché possiede una chiave di accesso privilegiata all’intimo della persona, favorendo così la ricerca della salute stessa (Aletto, Di Leo, 2003). Oggi, nel mondo della sanità, qualcosa sta cambiando: si comincia a capire che il malato, in qualità di migliore “esperto della propria malattia”, in virtù di una rinnovata considerazione della sua illness (Maturo, 2007), deve essere interpellato e ascoltato, e, deve divenire, da oggetto di applicazione delle conoscenze scientifiche dell’operatore sanitario, un soggetto protagonista dell’incontro.

 

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