Area organizzativa
2.17.4
Reduce working stress through the organizational health promotion: effects on missing care, on the quality of life and on the metabolic syndrome
Responsabile del Polo
Coordinatori del Progetto
Abstract
Background È stato dimostrato che il benessere e la salute organizzativa percepita dagli infermieri si ripercuotono sullo stress lavorativo e sulla soddisfazione lavorativa influenzando la qualità di vita. A sua volta lo stress lavorativo può sfociare in stati patologici, come la sindrome metabolica.
Obiettivi Lo scopo della ricerca è quello di valutare in che modo i livelli di salute organizzativa degli infermieri sono influenzati dallo stress lavoro correlato e dalla soddisfazione lavorativa, e come tutto ciò possa ripercuotersi da un lato sulla loro qualità di vita extralavorativa e la sindrome metabolica, e dall’altro sui pazienti, in termini di cure mancate.
Metodi e strumenti La ricerca coinvolgerà un campione di circa 500 soggetti e un sotto campione pari al 30% del totale, ai quali verranno somministrati i questionari HSE-IT, QISO e il SAT-P. Il sotto campione verrà studiato anche sotto il profilo metabolico.
Risultati attesi Ci si aspetta che la salute organizzativa percepita dagli infermieri sia un moderatore dello stress lavorativo e che dotare il personale di strumenti e conoscenze psicologiche possa incidere sul livello di stress e sulla regressione della sindrome metabolita nei soggetti affetti e sulla prevenzione della sua comparsa nei soggetti esenti.
Background
Con il termine salute organizzativa ci si riferisce alla capacità di un’organizzazione non solo di essere efficace e produttiva, ma anche di crescere e svilupparsi promuovendo e mantenendo un adeguato grado di benessere fisico e psicologico dei lavoratori, alimentando e sviluppando costruttivamente la loro convivenza e interazione sociale (1).
Salute Organizzativa
La salute organizzativa risulta essere composta da una vasta gamma di elementi ambientali, fisici, psicologici e sociali. Il controllo di questi fattori è fondamentale per il miglioramento della qualità della vita di un’organizzazione. Nell’ambito infermieristico la salute organizzativa può essere definita come l’insieme dei processi e delle pratiche manageriali e di coordinamento volte alla presa in carico delle persone assistite (2). Quando la salute organizzativa nel contesto sanitario viene a mancare si determinano, sul piano concreto, fenomeni quali diminuzione della produttività, assenteismo, bassi livelli di motivazione e soddisfazione, stress e burnout, ridotta disponibilità al lavoro, carenza di fiducia, mancanza di impegno, aumento di reclami da parte del cliente e cure mancate.
Stress Lavoro Correlato
Per poter migliorare la salute organizzativa all’interno delle organizzazioni, è necessario intervenire sulle caratteristiche degli ambienti di lavoro. E’ stato dimostrato infatti che la presenza o l’assenza di particolari caratteristiche nei luoghi di lavoro (eccessivi carichi di lavoro, conflitti interpersonali, vincoli organizzativi) può generare nei lavoratori stress lavoro correlato. Lo stress è un fenomeno che ha luogo quando una persona si confronta con eventi percepiti come significativi per il proprio benessere ed eccedenti le proprie capacità di farvi fronte (3). Lo stress occupazionale è il termine generale, per indicare nel suo complesso, l’esperienza emozionale negativa (accompagnata da modificazioni biochimiche, comportamentali e cognitive) percepita dalla persona sul luogo di lavoro come conseguenza della difficoltà a far fronte a richieste interne o esterne valutate come gravose (5). Ogni stimolo ambientale richiede una risposta adattiva da parte dell’individuo e questo può essere una fonte di stress. Se da un lato lo stress lavoro correlato ha ripercussioni sugli outcome delle organizzazioni, dall’altro la letteratura ha confermato quanto esso abbia conseguenze negative sui lavoratori, in termini di burnout, depressione, ansia, sindrome metabolica e sullo stress lavoro correlato. La professione infermieristica comporta impegni di vari tipo che possono costituire fonte di stress e di squilibri per la vita dell’individuo, sia privata che lavorativa. Da una indagine svolta nel 2000 dalla Fondazione Europea di Dublino sul miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, è emerso che lo stress è il problema maggiormente segnalato dai lavoratori europei, con una percentuale che oscilla dal 24 al 40%, tra questi gli infermieri risultano la categoria statisticamente più colpita. L’esposizione protratta a situazioni stressogene quali alti carichi di lavoro e il contatto continuo con la sofferenza e la malattia, influiscono significativamente sulla loro qualità di vita e sulla loro salute, aumentando l’insorgenza di disturbi fisici di varia natura (WHO, 2010). E’ stato dimostrato che lo stress possa determinare anche veri e propri stati patologici, quali la sindrome metabolica (10-11) che rappresenta un importante fattore di rischio cardiovascolare (12-13).
Pertanto risulta fondamentale comprendere fino in fondo la relazione tra stress lavoro correlato e salute organizzativa, in modo da costituire un buon ambiente organizzativo in cui i lavoratori in generale e gli infermieri nello specifico possano operare ed offrire le migliori performance possibili.
Soddisfazione Lavorativa
Robert Levering, presidente e fondatore di “Great Place to Work Insitute” che da dieci anni si occupa di ricerche e studi sulle imprese in materia di ambiente lavorativo, sostiene che i tre fattori che concorrono a costruire un buon ambiente lavorativo siano: buone relazioni con i colleghi, l’orgoglio e la stima per ciò che si fa e la fiducia nelle persone per cui si lavora. Questo è indice di soddisfazione lavorativa e testimonia quanto sia importante che le persone lavorino in un ambiente coinvolgente in cui riescano a stabilire buoni rapporti sociali fondati sulla fiducia e la stima reciproca. Nel posto di lavoro ogni persona si trova ad intrattenere relazioni interpersonali non elettive sia con gli utenti che con i colleghi di lavoro, i quali possono rivelarsi alleati nell’affrontare le problematiche quotidiane o nel peggiore dei casi a far fronte allo stress lavoro correlato. Nello specifico la soddisfazione lavorativa e il malessere dei lavoratori possono inficiare la qualità della vita del personale infermieristico sia dentro che fuori i luoghi di lavoro.
Qualità di vita
Con l’espressione qualità di vita si intende «La percezione dell’individuo della propria posizione nella vita nel contesto dei sistemi culturali e dei valori di riferimento nei quali è inserito e in relazione ai propri obiettivi, aspettative, standard e interessi» (WHOQOL, The World health organization quality of life assessment,Position paper from the World Health Organization). In questa definizione vengono stressati in particolar modo il concetto di obiettivi e aspettative dell’individuo, che nell’attuale società, vengono spesso ricercati in ambito lavorativo e professionale. I lavoratori passano un terzo della loro vita all’interno delle organizzazioni per cui prestano la loro opera, pertanto la loro qualità, di vita intra ed extra lavorativa, è condizionata fortemente dalle caratteristiche del contesto organizzativo entro cui lavorano. Questo fenomeno, con maggior frequenza, si manifesta nelle helping professions quali ad esempio forze di polizia, insegnanti e vigili del fuoco, ma soprattutto medici, psicologi e infermieri. Infatti la qualità della vita lavorativa ed extralavorativa degli operatori, che si trovano ogni giorno a contatto continuo con la sofferenza, le difficoltà e la malattia, ne risente in modo significativo. Tutto questo oltre a provocare disservizi nelle organizzazioni in termini di assenze per malattia, intenzione di lasciare il lavoro e condotte devianti, incide sulle relazioni interpersonali dei lavoratori e sulle performance del personale infermieristico in termini di cure mancate.
Sindrome Metabolica
Se da un lato la salute organizzativa ha ripercussioni sugli aspetti emotivi dell’individuo, dall’altro può manifestare le sue conseguenze sulle condizioni fisiche e di salute dei lavoratori. La sindrome metabolica è caratterizzata da associazione tra obesità viscerale, dislipidemia, anomalie della pressione arteriosa e della glicemia aumentando fortemente il rischio di eventi cardiovascolari; in particolare, il rischio di eventi coronarici sembra essere raddoppiato (12) e quello di ictus triplicato (14) Un rischio ancora maggiore sembra esistere per una progressione al diabete (13-15). Il soggetto con sindrome metabolica può non richiamare l’attenzione del medico, in quanto tutte le su riportate alterazioni possono essere presenti in forme lievi e tali, se valutate singolarmente, da non destare motivo di allarme: è infatti la loro concomitante presenza nello stesso individuo a configurare l’aumentato rischio sopra descritto. Pertanto la sindrome metabolica rappresenta sicuramente una condizione non ancora francamente patologica, mediante la quale potrebbe essere possibile identificare i soggetti su cui applicare misure preventive efficaci.
Da quanto esposto è facilmente intuibile come lo studio delle variabili presentate sia di fondamentale importanza per la professione infermieristica e capirne le dinamiche e i significati consentirebbe di intraprendere atti utili al miglioramento della qualità di vita degli infermieri aumentando la salute dell’organizzazione entro cui lavorano.
Cure mancate
Migliorare la salute organizzativa delle aziende sanitarie, significa anche lavorare per migliorare la qualità delle cure offerte ai malati. Infatti un altro importante fenomeno che è stato associato alla salute organizzativa e alle caratteristiche degli ambienti di lavoro sono le cure mancate (Missed Nursing Care – MNC). Con la definizione di cure mancate ci si riferisce a qualsiasi aspetto dell’assistenza infermieristica considerato indispensabile per il paziente, ma che invece viene in parte o del tutto omesso o posticipato.Le cure mancate sono considerate il più diretto indicatore della carenza di qualità dell’assistenza e si riflettano direttamente sugli esiti di sicurezza dei malati. Infatti in presenza di personale adeguato (adeguati livelli di staffing), si possono ridurre le cure mancate, evitando errori del personale e complicanze per i malati. Nel 2004 l’Institute of Medicine (IOM) ha pubblicato delle raccomandazioni per la trasformazione degli ambienti di lavoro degli infermieri, perché, essendo questi caratterizzati da crescente complessità dei pazienti a fronte di degenze sempre più brevi, carenza di personale e lunghi orari di lavoro, possono essere causa di errori e di riduzione della sicurezza dei malati in quanto fautori di cure mancate. In particolare, è stato dimostrato, che siano particolari attività dell’assistenza infermieristica che vengano regolarmente omesse: deambulazione; cambiare posizione; nutrizione; educazione; pianificazione delle dimissioni; supporto emotivo; igiene; documentazione; sorveglianza. Non sono presenti in letteratura studi che hanno avuto l’obiettivo principale di comprendere la relazione tra cure mancate e risultati sui pazienti, ma esistono indagini riguardo gli effetti positivi di alcune di esse quali ad esempio la mobilizzazione, la nutrizione o l’educazione sanitaria fatta alla dimissione, omissione che porta all'aumento delle riammissioni improprie in ospedale e comparsa di effetti collaterali dei farmaci.
Obiettivi di progetto
Lo scopo della ricerca è quello di valutare in che modo i livelli di salute organizzativa degli infermieri sono influenzati dallo stress lavoro correlato e dalla soddisfazione lavorativa e come tutto ciò possa ripercuotersi, da un lato, sulla loro qualità di vita extralavorativa e la sindrome metabolica, e, dall’altro, sui pazienti, in termini di cure mancate.
Obiettivi generali:
Gli obiettivi generali del presente studio sono:
1. Indagare la relazione esistente tra i livelli di stress lavoro correlato e soddisfazione lavorativa degli infermieri e la salute organizzativa riferita;
2. Comprendere la relazione esistente tra la salute organizzativa, la qualità di vita intra ed extra lavorativa e la sindrome metabolica per gli infermieri;
3. Comprendere la relazione esistente tra la salute organizzativa e le cure mancate dei pazienti.
Obiettivi specifici:
Nello specifico con lo studio si vogliono verificare le seguenti ipotesi:
H1: All’aumentare dello stress lavoro correlato diminuisce la salute organizzativa;
H2: All’aumentare della soddisfazione lavorativa aumenta la salute organizzativa riferita dagli infermieri;
H3: All’aumentare della salute organizzativa aumenta la qualità di vita intra ed extra lavorativa degli infermieri;
H4: All’aumentare della salute organizzativa aumenta la qualità di vita intra ed extra lavorativa degli infermieri;
H5: All’aumentare della salute organizzativa diminuiscono le cure mancate.
Metodologia
Studio correlazionale multicentrico a due bracci.
5.1. Disegno del progetto
1a Fase: Pianificazione attività e avvio progetto: revisione letteratura, allineamento del team di ricerca, pianificazione attività, identificazione campione, arruolamento delle strutture in cui svolgere il progetto, diffusione breve informativa aziendale
2a Fase – Indagine stress/soddisfazione/salute: somministrazione dei questionari sul campione totale; elaborazione dei risultati, stesura e pubblicazione articolo scientifico
3a Fase – Prima valutazione clinica e biochimica: identificazione del sotto-campione su cui effettuare i prelievi ematici per le valutazioni ematochimiche ed esame obiettivo pertinenti, al fine di identificare soggetti con eventuale presenza di sindrome metabolica
4 a Fase – Stesura del report finale: valutazione dei dati ottenuti e scrittura Report finale sui risultati ottenuti
5 a Fase – Condivisione e diffusione: incontro di condivisione con interlocutori istituzionali locali e nazionali per la condivisione dello studio e dei suoi risultati; scrittura di un articolo scientifico qualora i dati ottenuti abbiano interesse scientifico.
5.2. Campione
· Campione totale: infermieri di diverse aziende sanitarie su cui condurre lo studio multicentrico di tipo descrittivo correlazionale;
· Sotto campione: circa il 30% del campione, verrà studiato anche per la valutazione della sindrome metabolica
5.3. Strumenti
Questionari:
· Per la valutazione della salute organizzativa: Questionario Infermieristico sulla Salute Organizzativa (QISO – Sili et al., 2010), con buone caratteristiche psicometriche di validità e affidabilità nel misurare la salute organizzativa in ambito infermieristico. Si utilizzerà la parte del QISO relativa alle dimensioni che rilevano aspetti specifici della salute organizzativa: contesto organizzativo, processi relazionali, indicatori positivi
· Per la valutazione dello stress lavorativo: Health and Safety Executive Management Standards Work-Related Stress Indicator Tool (HSE-IT - Marcatto et al.,2011), composto da 35 item relativi a specifici eventi lavorativi, per i quali si chiede la frequenza con la quale si verificano. Modello basato su sette dimensioni chiave, riconosciute in letteratura come correlabili allo stress lavorativo (domanda, controllo, sostegno dei colleghi, sostegno dei superiori, relazioni, ruolo, cambiamento)
· Per la valutazione della qualità di vita:
· Per la misurazione delle cure mancate verrà utilizzato il Missed Nursing Care Survey. Il MISSCARE è composto da 2 parti. La prima con un elenco di 24 attività infermieristiche che rappresentano le cure perse. Agli infermieri si chiede di stabilire secondo la loro percezione, la frequenza con cui tali azioni vengono omesse/posticipate nell'Unità Operativa tramite una scala likert a 5 punti (mai, raramente, occasionalmente, frequentemente, sempre). La seconda sezione propone 17 item che sintetizzano i motivi per cui le cure non sono state erogate, il partecipante potrà rispondere utilizzando una scala di likert a 4 passi per assegnare ad ognuna un punteggio che va da 1 = ”per nulla” a 4 = ”molto”.
Prelievo ematochimico ed esame obiettivo:
Per la diagnosi di sindrome metabolica saranno eseguite le opportune valutazioni nel corso dell’esame obiettivo (misurazione della circonferenza addominale e della pressione arteriosa) e sarà eseguito un prelievo ematico per le valutazioni ematochimiche pertinenti (glicemia a digiuno e livelli serici di trigliceridi e di colesterolo HDL).
Tali accertamenti sanitari saranno eseguiti durante i protocolli di sorveglianza sanitaria prescritti per legge ed eseguiti dal Servizio di Medicina del Lavoro delle strutture aderenti all’iniziativa.
5.4. Analisi dei dati
Per l’analisi dei dati raccolti con i questionari verrà utilizzato il pacchetto statistico SPSS. Sui dati si esamineranno le proprietà psicometriche di tutti gli strumenti e verrà effettuata l’analisi fattoriale confermativa su tutte le scale dei questionari. Successivamente verranno verificate le ipotesi formulate tramite modelli di equazioni strutturali.
Risultati attesi
Dall’elaborazione e l’analisi delle informazioni ottenute da questo studio si pensa di poter verificare correlazioni tra alcuni aspetti della salute organizzativa ed alcuni aspetti dello stress lavoro correlato, coerentemente con quanto presente in letteratura relativamente alle altre professioni.
Ci si aspetta di verificare che la salute organizzativa sia fortemente correlata con lo stress vissuto dagli infermieri, in particolare all’aumento del livello di salute organizzativa percepita corrisponde una riduzione dello stress lavoro correlato;al tempo stesso ci si aspetta che gli infermieri che riferiscono alti livelli di salute organizzativa siano coloro non sono affetti da sindrome metabolica.
Dai risultati dello studio, coerentemente a quanto presente in letteratura ci si aspetta di verificare un crollo dell’interesse e dell’impegno dei dipendenti negli ambienti lavorativi altamente conflittuali. Anche in merito alla qualità di vita intra ed extra lavorativa e la considerazione circa la propria professione ci si aspetta di verificare una correlazione con il livello di benessere organizzativo sperimentato dagli infermieri.
Infine dallo studio ci si aspetta di verificare una relazione tra salute organizzativa e cure mancate, in particolare ci si attende che gli infermieri che riferiscono di lavorare in ambienti organizzativi positivi e che riferiscono soddisfazione lavorativa siano coloro che omettano meno attività assistenziali in termini di cure mancate.
Bibliografia
1. Gigantesco A, Mirabella F, Bonaviri G, Morosini P. Il benessere psicologico in popolazioni del settore sanitario. Giornale Italiano di Psicopatologia. 2004; 10, 315-21.
2. Sili A, Alvaro R, Fida R, Vellone E, Avallone F. La salute organizzativa degli infermieri. Napoli: Edi Ses; 2010.
3. Cooper CL, Payne R. Stress at work. Wiley; 1979.
4. Karasek RT, Theorell TTHealthy work–stress, productivity and the reconstruction of working life. US: Basic books; 1990.
5. Baum A. Stress, intrusive imagery, and chronic distress. Health Psychol. 1990; 9(6): 653.
6. Ragazzoni P, Tangolo D, Zotti AM. Stress occupazionale e valorizzazione delle risorse umane in azienda sanitaria: dalla valutazione al processo di cambiamento. G Ital Med Lav Erg. 2004; 26, 119-126.
7. Magnavita N. Vivere in ufficio. Roma: EL Edizioni Lavoro; 1990.
8. Taylor SE. Health Psycology (4 ed). Boston: McGraw-Hill; 1999.
9. Campbell A, Converse PE, Rodgers WL. The quality of American life: Perceptions, evaluations, and satisfactions. Russell Sage Foundation. 1976.
10. Kang MG, Koh SB, Cha BS, et al. Association between job stress on heart rate variability and metabolic syndrome in shipyard male workers. Yonsei Med J
11. Chandola T, Brunner E, Marmot M. Chronic stress at work and the metabolic syndrome. Br Med J 2006;332:521-5
12. Guize L, pannier B, Thomas F, et al. Recent advances in metabolic syndrome and cardiovascular disease. (review). Arch Cardiovascular Dis 2008; 101:557-83
13. Hanley AJ, Karter AJ, Williams K, et.al Prediction of type 2 diabetes mellitus with alternative definitions of the metabolic syndrome: the Insulin Resistance Atherosclerosis Study. Circulation 2005; 112:3713-21
14. Kurl S, Laukkanen JA, Niskanen L, et al. Metabolic syndrome and the risk of stroke in middle-aged men. Stroke 2006; 37:806-11
15. Ysuf S, Hawken S, Ounpuu S, et al, Effect of potentially modifiable risk factors associated with myocardial infarction in 52 countries (the INTERHEART study): case-control study. Lancet 2004; 364:937-52