1.17.7

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Oggi insegniamo noi” - Progetto Educativo per la prevenzione dell’infezione da HIV e delle altre infezioni a trasmissione sessuale.

Responsabile del Polo

Abstract

Dai dati statistico-epidemiologici e di letteratura occorre porre estrema attenzione alle infezioni trasmesse per via sessuale, e tra queste l'AIDS, soprattutto tra la popolazione giovanile. Anlaids Lazio Onlus da anni promuove, attraverso il Progetto nelle Scuole, l’informazione e la prevenzione sull’infezione da HIV e delle altre infezioni sessualmente trasmesse (IST).Tale iniziativa è stata avviata sin dal 2003 ed ha visto l'adesione di ben 12 Scuole Secondarie di Secondo grado, nel 2016/2017 l’adesione è arrivata  a oltre 50 Istituti della Regione Lazio e in tutti questi anni sono stati incontrati oltre 90.000 studenti.

Questo progetto pertanto si propone, con la consulenza e la collaborazione di Anlaids Lazio Onlus e con il sostegno della Fondazione ‘Insieme per vita agli anni’ , di identificare e formare un pool di almeno 15 infermieri esperti nel rischio infettivo e di coinvolgerli attivamente nelle equipe multidisciplinari del progetto Scuole di Anlaids nella Regione Lazio, attraverso il modello della Peer Education, ossia l'insegnamento tra pari, con un un programma di informazione e prevenzione rivolto sia agli studenti delle Scuole medie superiori che prevederà 200 incontri con circa 4000 studenti, ma anche una decina di incontri con circa un centinaio di studenti dei Corsi di Laurea in Infermieristica. Infine, per valutare l'efficacia del programma sarà attivato uno studio di ricerca con somministrazione di uno specifico test prima e dopo l'intervento educativo rivolti agli studenti.

Background

In Italia il virus colpisce maggiormente gli uomini delle donne e i giovani tra i 25 e i 29 anni. E l’Hiv non accenna ad arretrare. Il numero di nuove infezioni è cristallizzato da circa 3 anni, come pure quello dei casi di Aids. Nel 2014 sono 3.695 le persone che hanno scoperto di essere Hiv-positive, un’incidenza pari a 6,1 nuovi casi di sieropositività ogni 100 mila abitanti. E’ quanto emerge dalla fotografia scattata dal Centro Operativo Aids (Coa) dell’Istituto superiore di sanità nell'anno 2104. Dall’inizio dell’epidemia nel 1982 a oggi sono stati segnalati nella Penisola oltre 67 mila casi di Aids, con circa 43 mila pazienti ormai deceduti.

Le modalità di trasmissione sono rappresentate nell’84% dei casi da rapporti sessuali senza preservativo, sia tra eterosessuali che tra maschi che fanno sesso con maschi. E la maggior parte dei pazienti (9 su 10) è seguita presso i centri clinici di malattie infettive ed è sottoposta a terapia antiretrovirale. Quanto a incidenza, il nostro Paese è al 12esimo posto nell’Unione europea. Le regioni che hanno mostrato valori più alti sono state il Lazio, la Lombardia e l’Emilia-Romagna. Il virus colpisce prevalentemente gli uomini, con il 79,6% dei casi nel 2014, mentre continua a diminuire l’incidenza delle nuove diagnosi nelle donne. L’età media per i primi è 39 anni, per le seconde 36 anni. Quanto alla fascia di età maggiormente colpita, è quella dei giovani di 25-29 anni (15,6 nuovi casi ogni 100 mila residenti).

La maggioranza delle nuove diagnosi di infezione è dunque attribuibile a rapporti sessuali senza preservativo, che costituiscono l’84,1% di tutte le segnalazioni (maschi che fanno sesso con maschi 40,9%; eterosessuali maschi 26,3%; eterosessuali femmine 16,9%). Il 27,1% delle persone Hiv-positive è di nazionalità straniera. Più in dettaglio, nel 2014 l’incidenza è stata di 4,7 nuovi casi ogni 100 mila tra italiani residenti e di 19,2 nuovi casi ogni 100 mila tra stranieri residenti. Le incidenze più elevate tra stranieri sono state osservate nel Lazio, in Campania, in Sicilia e in Molise. Tra gli stranieri però la quota maggiore di casi è costituita da eterosessuali femmine (36%), seguita dal 27% di eterosessuali maschi, mentre tra gli italiani la proporzione maggiore è quella dei maschi che fanno sesso con maschi (49%), seguita dal 26% di eterosessuali maschi.

Sempre nel 2014, il 53,4% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da Hiv aveva un’infezione ‘antica’ nel tempo. Rispetto al 2013, comunque, questa percentuale sembra essere in diminuzione (era del 57,6%). In Umbria e nella Provincia autonoma di Trento l’esecuzione del test di avidità anticorpale, che permette di identificare le infezioni recenti, ha evidenziato che il 17,5% delle persone con una nuova diagnosi ha verosimilmente acquisito l’infezione nei 6 mesi precedenti. Infine, il 26,4% delle persone ha eseguito il test per la presenza di sintomi, il 21,6% in seguito a un comportamento a rischio non specificato e il 10% nel corso di accertamenti per un’altra patologia.

Nel 2014 sono stati diagnosticati 858 nuovi casi di Aids, pari a un’incidenza di 1,4 nuovi casi per 100 mila residenti. Anche in questo caso, l’incidenza risulta stabile negli ultimi 3 anni. Diminuiscono i decessi delle persone malate. Ma a preoccupare è il fatto che poco meno di un quarto delle persone diagnosticate con Aids ha eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi. Questa bassa percentuale di persone in terapia “è legata al fatto che una quota crescente di persone Hiv positive è inconsapevole della propria sieropositività – spiegano gli esperti – Tra il 2006 e il 2014 è aumentata la proporzione delle persone che arrivano allo stadio di Aids conclamato ignorando la propria sieropositività, passando dal 20,5% al 71,5%”.

Da uno studio condotto su 12 centri clinici di malattie infettive campionati per essere rappresentativi della realtà italiana, risulta che il 90,9% delle persone con infezione da Hiv è seguito presso i centri clinici di malattie infettive; di questi, il 92,6% è in terapia antiretrovirale, e di questi l’85,4% ha raggiunto la soppressione virale. Insomma, siamo vicini all’obiettivo 90-90-90 fissato dall’Oms.

Nel Lazio si stima che ci siano circa 26000 sieropositivi, mentre dal 2001 ad oggi si stimano oltre 8000 casi di Aids conclamato. Ogni 12 ore  è in atto una nuova infezione, mentre tra le altre infezioni a trasmissione sessuale più diffuse abbiamo l'epatite C per una stima di 120.000 persone solo nel Lazio (COA - Centro Operativo AIDS)

Risulta di primaria importanza dunque porre particolare attenzione alla trasmissione delle infezioni per via sessuale, dando una corretta informazione soprattutto alla popolazione giovanile. Al fine di raggiungere questo obiettivo, si ritiene utile non solo  fornire le informazioni corrette mediante la consulenza di esperti, ma di coinvolgere attivamente Infermieri e studenti nell’opera di prevenzione e di educazione alla salute attraverso programmi specifici di informazione e formazione dei loro pari.

Per fare ciò la figura professionale dell'Infermiere risulta centrale e deve essere attivamente coinvolta ed inserita nelle equipe multidisciplinari che si recano nelle scuole per gli interventi informativi ed educativi.

La Scuola è un luogo strategico dove progettare interventi che vedano protagonisti gli adolescenti e i giovani in generale. Essa ha assunto nel tempo un ruolo fondamentale, non più solo come contesto di insegnamento/apprendimento ma anche come contesto di socializzazione, scambio culturale e interazione sociale, finalizzato alla mediazione tra contenuti e forme di cultura e tra stili di insegnamento/apprendimento, e alla pluralità di percorsi culturali. E' dunque un luogo di costruzione e non semplicemente di trasmissione della cultura; è  luogo di interazioni, collocate su due piani: quello delle relazioni formali, costituito da prestazioni specifiche e regolate da norme finalizzate al mantenimento dell’ordine; quello delle relazioni informali, che avvengono per lo più nel gruppo tra pari.

La necessità di informare la popolazione giovanile e di fornire strumenti di conoscenza indispensabili per la tutela della propria salute è pertanto uno degli obiettivi che si intende promuovere  Come accennato, Anlaids Lazio, da anni promuove, attraverso il Progetto nelle Scuole, l’informazione e la prevenzione sull’infezione da HIV e delle altre infezioni sessualmente trasmesse (IST). Tale Progetto, come già accennato, è stato avviato la prima volta  nell’anno 2003 con l’adesione di 12 Scuole Secondarie di Secondo grado, nel 2016/2017 l’adesione è arrivata  a oltre 50 Istituti della Regione Lazio. In tutti questi anni sono stati incontrati oltre 90.000 studenti. Nel tempo ci si è adattati all’evoluzione della scuola e di un’adolescenza che per definizione è dinamica e in continuo cambiamento. A conclusione dell’anno scolastico e sulla base dei dati raccolti dalla somministrazione dei pre e post test agli Studenti partecipanti sono state elaborati e pubblicati i risultanti dati statistici. Alcune Sezioni del Progetto sono state realizzate anche grazie alla collaborazione con altre Istituzioni, come ad esempio il Collegio Ipasvi di Roma, e altre associazioni che si occupano di Aids o istituzioni molto vicine alla tematica dele infezioni sessualmente trasmissibili. Da circa 3 anni sono state coinvolte anche le sedi di formazione universitaria e organizzate delle giornate di prevenzione all’interno di spazi universitari.

Il modello privilegiato di questo progetto è risultato essere la Peer Education adattata di volta in volta ai diversi contesti. La Peer Education è una metodologia che si basa sull’attivazione di percorsi di apprendimento e di conoscenza in grado di incidere a cascata nel contesto sociale di riferimento attraverso le abilità e le competenze sviluppate dai leader formati. Assumendo il ruolo di “esperti”, i leader tentano di indurre un cambiamento nelle conoscenze, atteggiamenti, norme, credenze e comportamenti dei loro colleghi e coetanei. Nel campo specifico dell’HIV/AIDS/IST, dove inevitabilmente si viene in contatto con il tema della sessualità, dell’affettività e delle relazioni, si assiste, nel gruppo dei pari, alla presenza di maggiori “permessi” nel raccontare e scambiare esperienze personali e nel proporre soluzioni rispetto a problematiche comportamentali ed emotive. Ciò rende l’azione formativa più “attrattiva” nei confronti del gruppo oltre che più efficace. La centralità della comunicazione, dei linguaggi e dei saperi comuni, propria della peer education, consente ai soggetti coinvolti di attivare e sviluppare abilità e competenze, di incrementare il proprio senso di autoefficacia e di attivare fattori protettivi.

Il progetto disegna un percorso informativo/formativo che ha un duplice bersaglio: un gruppo di Infermieri selezionato (bersaglio ristretto) e l’universo dei giovani studenti appartenenti alle scuole medie superiori e alle Università coinvolte nel progetto (bersaglio allargato).

Uno dei punti di forza del Progetto è l'equipe multidisciplinare formata da infermieri, medici, psicologi biologi, e volontari opportunamente formati.

Obiettivi di progetto

Obiettivi generali

Diffondere informazioni corrette sull'Hiv/Aids e sulle infezioni a trasmissione sessuale (IST), con un focus particolare sulle modalità di trasmissione del virus Hiv, sui comportamenti a rischio e preventivi, sull'importanza dei test/screening

Identificare e formare l'Infermiere quale figura centrale da inserire all'interno delle equipe multidisciplinari contribuendo così ad ampliare il progetto scuole di Anlaids Lazio.

 

Obiettivi specifici

 

- Creare uno scambio tra infermieri, Anlaids Lazio e studenti dei corsi di laurea in infermieristica.

- Promuovere la realizzazione di eventi e/o prodotti per interventi di prevenzione indirizzati al gruppo bersaglio allargato attraverso la Peer Education.

- Stimolare e attivare abilità degli infermieri nel lavorare in gruppo e in equipe multidisciplinari.

      - Aumentare la consapevolezza riguardo la necessità di assumere un ruolo attivo nella tutela della propria salute e di adottare comportamenti preventivi rispetto all'infezione da Hiv.

      -Ridurre i comportamenti a rischio relativi alla trasmissione del virus HIV e delle altre IST.

      - Analisi pre e post-test rivolti agli studenti prima e dopo intervento educativo

- Numero incontri e studenti coinvolti.

- Realizzazione e gradimento corsi ecm.

- Partecipazione  alla giornata di riconsegna finale.

Metodologia

Campione

 

- Gruppo di 15 Infermieri selezionati da formare quale “Esperti” ed introdurre nelle equipe del Progetto Scuole di Anlaids.

- Circa 250/300 Infermieri da formare (corsi accreditati ECM) sul tema delle malattie a trasmissione sessuale ed in particolare sull'AIDS

- Circa 200 incontri e 4000 Studenti delle scuole medie superiori (bersaglio dell'intervento educativo).

- Circa 100 studenti dei Corsi di Laurea in Infermieristica.

 

Strumenti

 

La  metodologia della Peer Education

L’educazione tra pari è, una metodologia che, con il supporto di adulti competenti, utilizza e potenzia l’apprendimento tra pari in gruppo ed offre delle modalità di trasmissione dell’informazione innovative che non seguono i canali tradizionali espressi dalla lezione frontale.

Per questo motivo la Peer Education è stata  individuata  come metodologia per lo svolgimento di questo progetto,  in sintonia con le Linee guida europee per la Peer education fra giovani coetanei mirata alla prevenzione dell’Aids (http://www.arkestudio.org/arkerisorse/files/linee_peer.pdf),  in linea anche con  quelle che sono le esperienze, realizzate in diverse parti del mondo, che mostrano con evidenza come la formazione e il sostegno tra pari siano in grado di contribuire ad interventi adeguati di prevenzione dei comportamenti a rischio, facilitando la comunicazione ed i processi di socializzazione con il gruppo dei pari, con la famiglia e con la scuola.

L’educazione tra i pari è stata utilizzata per la prevenzione in molti campi dell’educazione alla salute (uso ed abuso di sostanze stupefacenti, alcolismo, tabagismo, trasmissione dell’HIV, sessualità, igiene ambientale, sicurezza stradale, controllo delle nascite, trasmissione delle malattie veneree, ecc.) con esiti positivi.

Quando parliamo di obiettivi della prevenzione e della educazione alla salute, facciamo riferimento alla puntualizzazione che è stata compiuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la quale inserisce, tra gli altri obiettivi,  quelli di:

 

1.    Sviluppare le capacità personali (life-skills) a partire da un’educazione alla responsabilità e alla partecipazione fin dall’età scolare, per rendere ciascuna persona in grado di affrontare le fasi, le scelte e le difficoltà della vita e della salute;

2.    Promuovere tutte le possibilità di una vita sana;

3.    Ridurre i comportamenti pregiudizievoli per la salute.

Risultati attesi

Rilevanza

 

1) Implementazione della prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse tra i giovani.

2) Valorizzazione della figura professionale dell'Infermiere  esperto rischio infettivo quale “Educatore”.

3) Incentivazione tra i giovani per l'esecuzione del Test dell'infezione da HIV.

4) Interscambio tra studenti delle scuole medie superiori e studenti dei Corsi di Laurea in Infermieristica allo scopo di promuovere la formazione infermieristica di base.

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