Area etica professionale
2.12.2

La diversità religiosa in ospedale (2012)

Assistenza infermieristica e diversità religiosa dei pazienti negli ospedali di Roma

Responsabile del Polo

Abstract

Considerata la possibilità di prestare cure a persone di cultura e religione differente da quelle occidentali, si propone una ricerca con lo scopo di rilevare se il bisogno religioso dei pazienti in generale, e di quelli che professano religioni differenti da quelle cattoliche-protestanti sono considerati importanti per gli Infermieri di diverse strutture sanitarie pubbliche e religiose su tutto il territorio di Roma, mettendo a confronto se tale sensibilità è riscontrata maggiormente in quegli Infermieri che hanno un background formativo universitario rispetto a quelli che non ce l’hanno (scuola regionale). I risultati di una stessa ricerca effettuata nel 1996 e nel 2007 mostrano un interesse pressoché simile da parte degli infermieri operanti nei due tipi di strutture a considerare importante sia per il paziente che per il proprio lavoro tale bisogno; risulta invariata lo scarso interesse che loro hanno per ciò che riguarda la liturgia durante la degenza e in caso di morte del paziente. Maggiore è l’interesse degli Infermieri che hanno ricevuto una formazione etno-antropologica e anche in ambedue le amministrazioni dal punto di vista organizzativo verso i bisogni religiosi dei pazienti. Ed è proprio questo dato a far riflettere sia sulla potenza della formazione in ambito etnoantropologico sia sugli effettivi cambiamenti operativi che tale personale così formato è in grado di apportare nella realtà di tutti i giorni.  

Background

Alcuni AA sottolineano come il bisogno umano della sacralità e della religione in un’epoca caratterizzata dal rischio e dall’incertezza (Bauman 2006), rende evidente la nascita di nuovi movimenti religiosi o l’affermarsi di alcune grandi religioni orientali nel nostro Paese. In ambito clinico-assistenziale lo studio condotto nelle Unità di Cura Intensive Europee[1], evidenzia come il sentimento religioso sia considerato un aspetto importante  per la dimensione umana della persona. Allo stesso modo Mosse et al. (2006) concludono che esiste una forte influenza della religione Protestante, nelle persone intervistate, nel ritardare il ricorso a trattamenti antipsicotici.

 

Alcuni lavori descrivono l’impatto dell’intervento religioso sull’esito sanitario: la preghiera può avere successo nei tentativi in vitro per la fertilizzazione, può far diminuire la lunghezza dell’ospedalizzazione e la durata della febbre in pazienti settici, migliora la funzione immunitaria, vi è un miglioramento dell’artrite reumatoide, e riduce l’ansia. Inoltre la preghiera può far diminuire gli esiti avversi in pazienti con malattie cardiache (Çoruk et al., 2005).

Nella laurea di 1° livello, lo studente Infermiere approfondisce diversi ambiti disciplinari, come ad esempio le discipline demoetnoantropologiche (M-DEA/01), Sociologia Generale (SPS/07), Pedagogia generale e sociale (M-PED/01) discipline con contenuti prima sconosciuti alla popolazione studentesca delle scuole regionali, in definitiva tutte quelle discipline inserite nelle scienze psicologiche e antropologiche. Lo studio di tali discipline ha comportato certamente una maggiore competenza nella gestione del diverso etnologicamente parlando, dando loro la possibilità di allargare sempre di più le sue prospettive ad una visione più dinamica della società e del mondo in cui vive, per rispondere agli stimoli socio-culturali di un ambiente di lavoro destinato a cambiare in senso multietnico: capire le esigenze degli utenti immigrati e stabilire un buon rapporto con le altre culture saranno aspetti sempre più importanti del suo lavoro.

La formazione antropologica, la riscoperta della relazione interetnica, il superamento del proprio etnocentrismo permettono un migliore approccio con gli utenti delle altre culture.

Il fenomeno dell’immigrazione in Italia negli ultimi dieci anni è profondamente mutato, lo dimostrano i dati raccolti sia dal Ministero dell’Interno che dalla Caritas, Italiana: al 01.01.1996 gli stranieri presenti sul territorio nazionale erano 991.419; stime più recenti (rapporto Caritas Migrantes del 2007) parla di 3.035.000 presenze di stranieri regolari,  di cui solo un quinto degli immigrati si trova nelle province di Milano e di Roma, senza calcolare i nuovi nati, i ricongiungimenti familiari e le domande per assunzione, i quali si stima possa far oscillare il dato in più o in meno circa 100 mila unità. L’incidenza calcolata su questi dati è del 6,2% e quindi l’Italia da paese considerato di “passaggio” è diventato, subito dopo la Germania, tra i più grandi Paesi d’immigrazione dell’Unione Europea, passando dal quarto al secondo posto in soli cinque anni. Secondo una stima riportata da uno tra i più esperti studiosi dei fenomeni religiosi in Italia, Massimo Introvigne (2008), sull’appartenenza religiosa a le maggiori religioni professate in Italia, si evidenzia questa distribuzione[2]:

o    Buddismo, i praticanti delle varie scuole sono attualmente cinquantamila, la Soka Gakkai circa 45.000 fedeli che da sola costituisce l’organizzazione buddhista con il maggior numero di membri presenti in Italia, inoltre circa trentacinquemila buddhisti “etnici” immigrati dai Paesi asiatici, e distribuiti tra le varie tradizioni, una trentina di monaci ordinati italiani, e alcune monache che hanno pronunciato i voti minori, per un totale di 130.000 aderenti;

o    L’Unione Induista Italiana - che conta circa cinquemila fedeli, di cui la metà italiani;

o    L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane si aggira attorno alle 29.000 unità;

o    Testimoni di Geova. I Testimoni contano oggi in Italia una media di 236.113 proclamatori.

Attualmente, la popolazione musulmana in Italia è costituita da circa 700.000 individui, tra di essi, 40-50.000 (di cui circa 10.000 Cristiani convertiti all’Islam) hanno la cittadinanza italiana ed i loro diritti e doveri sono definiti dalle medesime disposizioni che si applicano a tutti i cittadini italiani.

La maggioranza dei Musulmani presenti in Italia è costituita da immigrati giunti negli ultimi vent’anni e privi della cittadinanza italiana. Tra questi, circa 610-615.000 sono “regolari” e godono legalmente del diritto di vivere e lavorare in Italia. Gli altri 80-85.000 sono “irregolari”, sprovvisti di permesso di soggiorno o di lavoro.



[1]
Lo studio  evidenzia come clinici con differenti credi religiosi, culturali ed etiche possono adottare differenti approcci ai trattamenti di fine vita e quindi su quanto possa influire la religione sulla pratica medica nel trattamento di fine vita (Sprung et al., 2007)

[2]www.cesnur.org/religioni_italia

Obiettivi di progetto

Da un’indagine condotta in quattro ospedali romani, (Marano 1997) risultava che la diversità religiosa di pazienti italiani e stranieri ricoverati in ospedale, non era un aspetto che veniva considerato importante dagli infermieri intervistati, sia in alcune strutture sanitarie pubbliche sia religiose[1].

Rispetto ad allora oggi l’Infermiere ha acquisito una maggior competenza in ambito antropologico, dalla ricerca bibliografica effettuata emerge l’importanza dell’aspetto religioso nella cura dei pazienti, pertanto l’obiettivo del presente lavoro è quello di confrontare i risultati allora ottenuti con quelli attuali, per confermare la tesi che, rispetto a dieci anni fa, la sensibilità dei professionisti Infermieri verso tale aspetto, è aumentata sia nelle strutture sanitarie religiose sia in quelle pubbliche prese in esame a fronte di una maggiore preparazione a livello universitario.

 

Le ipotesi di ricerca sono quelle di:

1.       verificare se l’evoluzione della formazione dell’Infermiere ha influito su livello di sensibilità degli infermieri rispetto al bisogno religioso di chi professa un culto diverso da quello cristiano-cattolico, cristiano-protestante in tutte e due le strutture sanitarie prese in esame;

2.       analizzare se il bisogno religioso, in generale e in particolare quello dei pazienti sia italiani che stranieri che professano diverse religioni, è considerato un aspetto importante da parte degli infermieri, sia durante la degenza che in caso di decesso;

3.       accertare se l’Infermiere ritiene di rappresentare un ponte di collegamento tra il paziente e il suo gruppo religioso di appartenenza;

4.       dimostrare che l’infermiere in servizio presso le strutture religiose cattoliche è più sensibile ai bisogni religiosi dei pazienti che professano altri tipi di credo;

5.     l’infermiere che pratica attivamente un culto considera maggiormente il bisogno religioso in generale e, in specifico, quello differente dal cristiano-cattolico o cristiano-protestante, del paziente

 

Indicatori

n. 1 opuscolo informativo sulle principali e diverse religioni praticate in Italia

n.infermieri intervistati sul n. degli infermieri75%

n. ore dedicate al progetto sul totale programmate

Realizzazione del 100% delle attività pianificate



[1]
Marano L., 1997,  La diversità religiosa in ospedale: un aspetto da considerare?, (un’indagine effettuata  in quattro  ospedali  romani), Edizioni  Fatebenefratelli Serie Cubi, Cernusco sul Naviglio - Milano

 

Metodologia

Campione

Per poter verificare gli obiettivi e validare le ipotesi della ricerca con l’indagine condotta nel 1996 e nel 2007, si utilizzerà lo stesso metodo di rilevazione statistica, ossia il campionamento degli ospedali e la somministrazione di un questionario anonimo autocompilato al personale infermieristico presso le UU.OO di medicina, chirurgia e cardiologia di tutti gli Ospedali di Roma sia religiosi che cattolici, purché presentino caratteristiche simili tra loro e idonee alla ricerca:

v  situati nel comune della città di Roma

v  siano a carattere giuridico pubblico

v  siano a carattere giuridico privato con amministrazione religiosa di tipo classificati convenzionati con il SSN

Data la natura degli items, si sono scelti quei reparti presenti in tutte le strutture che avessero i seguenti requisiti:

v  relazione interpersonale diretta infermiere/paziente adulto e infermiere/familiari

veventualità di decesso del paziente

Strumenti

Il questionario è diviso in cinque sezioni ed è costituito da 23 items, prevalentemente risposta chiusa. Le cinque sezioni comprendono:

1^ Sezione: dati socioanagrafici (sette items)

o    dati strutturali anagrafici, come l’età e il sesso e struttura di appartenenza

o    dati strutturali specifici, formazione infermieristica di base (corso regionale o universitario), formazione infermieristica complementare (corsi di perfezionamento, specialistica, D.A.I., Master, specializzazioni), anzianità nel ruolo di Infermiere, il tipo di religione o filosofia di vita professata e se vi è una partecipazione attiva al culto. Essendo il questionario anonimo non ci si posti il problema di trattare questo come un dato sensibile così come prevede la L.196/2003

 

2^ Sezione (un item) La struttura sanitaria: gli items verificano:

se sono stati individuati delle figure professionali che possano fungere da intermediari tra il paziente e il suo gruppo religioso.

 

3^ Sezione (nove items) Il comportamento infermieristico:si è indagato se di norma l’infermiere s’informa se i pazienti grdiscono il servizio religioso, se ha assistito pazienti non europei e in che modo viene a conoscenza della religione professata dal paziente. Inoltre si è chiesto se il professionista si informa di quale religione appartengano i pazienti italiani, e se essi si interessano, in caso di decesso del paziente, alla liturgia o riti  particolari, prescritti dalla sua religione.

 

4^Sezione (sei items) Le opinioni:circa l’aspetto spirituale del paziente nell’assistenza infermieristica. Queste opinioni chiedono se gli Infermieri intervistati considerano importante la religione sia per il paziente che per l’assistenza infermieristica, chi, secondo loro, deve occuparsi istituzionalmente di rappresentare un ponte di collegamento tra il paziente e il suo gruppo religioso e se in Itali vengono professate altre religioni oltre a quelle cristiane-cattoliche o cristiano-protestanti.

 

5^ Sezione  Riflessioni libere degli intervistati


 

Risultati attesi

Rilevanza

Questo confronto potrà  mettere in evidenza dei dati interessanti anche in considerazione dell’ evoluzione giuridico-normativa e formativa della disciplina infermieristica in Italia e anche in virtù di un’evoluzione teorico-culturale che il nursing ha avuto negli ultimi anni nel nursing transculturale.

Promuovere l’adozione nelle cartelle infermieristiche della “voce religione”, la creazione di un opuscolo informativo sulle abitudini di vita, tempi e modalità nelle diverse religioni maggiormente praticate in Italia e anche di uno spazio per poter esprimere la propria spiritualità.

Bibliografia

Testi

Bauman Z.(1999), Dentro la globalizzazione. Conseguenze sulle persone, Roma-Bari: Laterza,

 

G. Devoto e G.C. Oli, Il Dizionario della lingua italiana, Le Monnier 2005, Giddens A., 2006, Fondamenti di Sociologia, Bologna: Il Mulino

 

Gorio R., Manfredini A., Spedo C., (1994), Rito: dal controllo delle emozioni alla pensabilità, in Psicopatologia cultura e dimensione del sacro Roma: Edizioni Universitarie Romane

 

Marano L., (1997),  La diversita’ religiosa in ospedale: un Aspetto da considerare?, (Un’indagine effettuata in quattro ospedali romani), Milano Cernusco Sul Naviglio: Edizioni  Fatebenefratelli Serie Cubi

 

Medici A, Iafisco S., A.A (200/2007), I Bisogni di salute della popolazione immigrata: l’organizzazione dei servizi asisstenziali in un’ottica multiculturale, Università Tor Vergata Di Roma: Tesi Laurea Magistrale.

 

Wilson B., Ikeda Daisaku, (2005) La religione e i valori umani. Dialogo sul ruolo sociale della religione, Milano: Esperia

 

Articoli di riviste

Caritas/Migrantes, (2007), “Immigrazione Dossier Statistico”  XVII Rapporto sull’immigrazione, pp. 1-12

 

Çoruh B., Ayele H., Pugh M., Mulligan T., (2005), “Does religious activity improbe health outcomes? A critical review of the recent literature”, Expole, Vol.1, No.3, pp. 186-191

 

Koffman J, Morgan M., Edmonds P., Speck P., Higginson I. J.,  (2008), ““I know he controls cancer: the meanings of religion among black caribbean and white British patients with advanced aancer”, Social Science & Medicine, N. 67, pp. 780-789

 

Leoni G., (2004), “Società multietnica e multiculturalismi: l’ Infermiere e il Nursing Transculturale”, Tempo Di Nursing, N.41, Dicembre, pp. 9-14

 

Moss Q., Fleck D.E., Strakowsky S.M., (2006), “The influence of religious Affiliation on time to first treatment and hositalization”, Schizophrenia Research, N.84, pp.421-426

 

Rippentrop E. A., Altmaier E. M., Chen J. J., Found E. M., Keffala V. J., (2005), “The relationship between religion/spirituality and phisical health, mental health, And Pain In A Chronic Pain Population”, Pain, N.116, pp.311-321

 

Sprung C. L., Maia P., Bulow H.H., Ricou B., Armaganidis A., Baras M.,  Wennberg E., Reinhart K., Cohen S.L., Fries D.R., Nakos G., Thijs L.G., (2007), “The importance of religious affiliation and culture on end-of-life decisions in uropean Intensive Care Units”, Intensive Care Med, N.33, pp.1732–173

 

Sitografia

http://e-ms.cilea.it

http://www.abuondiritto.it

http://www.ipasvi.it

http://www.ipsvibs.it

http://www.cesnur.org

http://www.disf.org

http://www.madeleine-leininger.com

http://www.nelmovimento.org

http://www.psicologiadellareligione.it

http://www.stranieriineuropa.it

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