Area organizzativa
2.20.11
Le prestazioni infermieristiche del libero professionista rispetto alla complessità delle cure
Responsabile del Polo
Coordinatori del Progetto
Abstract
L’assistenza infermieristica esercitata in regime libero-professionale rappresenta, nell’attuale contesto sanitario nazionale, un fenomeno in continua crescita, segno di ulteriore consolidamento della professione infermieristica nel tessuto sociale.
Secondo un’indagine del Censis1 (commissionata da OPI Roma ed ENPAPI) nel 2016, oltre 12,6 milioni di italiani si sono rivolti a un infermiere privatamente pagando di tasca propria. Circa 7,8 milioni per una prestazione una tantum, 2,3 milioni per avere assistenza prolungata nel tempo, 2,5 milioni per avere sia assistenza prolungata nel tempo sia prestazioni una tantum. Un mercato di 6,2 miliardi di euro, destinato a crescere per ragioni diverse quali la cronicità in aumento, i deficit del Servizio sanitario nell’assistenza territoriale e a domicilio.
La professione infermieristica si caratterizza come professione intellettuale ai sensi dell’art. 2229 del Codice Civile. Il campo proprio dell’attività dell’infermiere, ai sensi dell’art. 1 comma 2 della legge 42/99 è determinato dal profilo professionale, dal codice deontologico e dagli ordinamenti didattici della formazione di base e post base. Fino ai primi anni novanta, la domanda di assistenza infermieristica proveniva quasi esclusivamente da strutture assistenziali ospedaliere sia pubbliche che private e la richiesta era sempre superiore al numero di Infermieri diplomati. In questi anni le attività di assistenza infermieristica richieste dal cittadino, fuori dal regime di ricovero, venivano per lo più garantite dagli stessi Infermieri già dipendenti di una struttura pubblica o privata, determinando lavoro sommerso. Nell’assistenza territoriale le prestazioni sanitarie riferibili alle attività infermieristiche non sono identificabili e codificate in base alla tipologia di attività richieste per rispondere ai bisogni di assistenza del cittadino. Due sono le conseguenze negative della mancata individuazione delle prestazioni in numerose aree dei livelli essenziali di assistenza: a) la difficoltà di fissare standard qualitativi e quantitativi b) determinare la remunerazione degli erogatori.
Lo scopo di questo progetto di ricerca ha come obiettivo finale quello di valutazione la capacità del SSN nel rispondere alle richieste di prestazioni sanitarie in regime extraistituzionale del cittadino e successivamente analizzare le prestazioni infermieristiche eseguite da parte del libero professionista infermiere in base alla complessità di cure richieste.
Parole chiave: Diagnosi infermieristiche, assistenza territoriale, assistenza domiciliare, bisogni di salute
Background
L’assistenza infermieristica esercitata in regime libero-professionale rappresenta, nell’attuale contesto sanitario nazionale, un fenomeno in continua crescita, segno di ulteriore consolidamento della professione infermieristica nel tessuto sociale.
Secondo un’indagine del Censis (commissionata da OPI Roma ed ENPAPI) nel 2016, oltre 12,6 milioni di italiani si sono rivolti a un infermiere privatamente pagando di tasca propria. Circa 7,8 milioni per una prestazione una tantum, 2,3 milioni per avere assistenza prolungata nel tempo, 2,5 milioni per avere sia assistenza prolungata nel tempo sia prestazioni una tantum. Un mercato di 6,2 miliardi di euro, destinato a crescere per ragioni diverse quali la cronicità in aumento, i deficit del Servizio sanitario nell’assistenza territoriale e a domicilio.
La professione infermieristica si caratterizza come professione intellettuale ai sensi dell’art. 2229 del Codice Civile. Il campo proprio dell’attività dell’infermiere, ai sensi dell’art. 1 comma 2 della legge 42/99 è determinato dal profilo professionale, dal codice deontologico e dagli ordinamenti didattici della formazione di base e post base. Fino ai primi anni novanta, la domanda di assistenza infermieristica proveniva quasi esclusivamente da strutture assistenziali ospedaliere sia pubbliche che private e la richiesta era sempre superiore al numero di Infermieri diplomati. In questi anni le attività di assistenza infermieristica richieste dal cittadino, fuori dal regime di ricovero, venivano per lo più garantite dagli stessi Infermieri già dipendenti di una struttura pubblica o privata, determinando lavoro sommerso. Questo significa che la sanità pubblica, che professa la centralità del paziente, fa sempre meno assistenza domiciliare gratuita e convenzionata, e a farne le spese sono innanzitutto cronici e, appunto, malati affetti da tumori. Sono quindi persone che improvvisamente hanno una mobilità ridotta, spesso allettati, che hanno un’alta complessità assistenziale e necessitano di cure infermieristiche di elevata complessità e specificità. Anche il concetto di intensità, genericamente attribuito ai Piani Assistenziali Infermieristici (PAI) domiciliari, andrebbe in realtà misurato in funzione delle specifiche esigenze del singolo paziente/contesto. Potrebbe verificarsi l’esigenza di una bassa intensità degli interventi medici o infermieristici, ma di un’alta intensità di quelli assistenziali o riabilitativi; possono presentarsi elevate esigenze mediche ma ridotte necessità infermieristiche o assistenziali; in altre situazioni possono essere presenti circostanze gestibili, per esempio, con un maggiore impegno di figure attinenti all’ambito del volontariato o delle reti di comunità.
Attualmente il “Lea domiciliare” si presenta come una sorta di contenitore indistinto. Di fatto non si considera che pazienti, contesti e obiettivi degli interventi domiciliari possono essere molto diversi e non immediatamente confrontabili (case mix a differente complessità̀). Per esempio, il costo e gli esiti di un piano di cura centrato sulla educazione-informazione o trasferimento alla famiglia di conoscenze e competenze per atti di cura semplici, di per sé esauribile con pochi accessi di personale, sono diversi da quelli di un intervento terapeutico o palliativo ad alta o media intensità sanitaria e assistenziale, che coinvolge professionalità differenti, anche ad alta specializzazione. In altre situazioni invece il coinvolgimento di professionisti sanitari o infermieristico può essere ridondante per interventi delegabili a figure a minore contenuto professionale e minore costo.
Nell’assistenza territoriale le prestazioni sanitarie riferibili alle attività infermieristiche non sono identificabili e codificati in base alla tipologia di attività richieste per rispondere ai bisogni di assistenza del cittadino. Due sono le conseguenze negative della mancata individuazione delle prestazioni in numerose aree dei livelli essenziali di assistenza:
• La difficoltà di fissare standard qualitativi e quantitativi.
• Determinare la remunerazione degli erogatori.
Lo scopo di questo progetto di ricerca ha come obiettivo finale quello di valutare le capacità del SSN di rispondere alle richieste di prestazioni sanitarie in regime extraistituzionale del cittadino e prestazioni infermieristiche eseguite da parte del libero professionista infermiere in base alla complessità di cure richieste.
L’analisi territoriale delle richieste non soddisfatte del cittadino da parte del SSN e l’identificazione delle prestazioni eseguite da parte dell’infermiere nel rispondere a tali esigenze possono suggerire le strategie politiche sanitarie Nazionali per la presa in cura del paziente.
Obiettivi di progetto
Valutare la capacità del SSN di rispondere alle richieste di prestazioni sanitarie in regime extraistituzionale del cittadino e prestazioni infermieristiche eseguite da parte del libero professionista infermiere in base alla complessità di cure richieste.
Obiettivi specifici
STRUTTURA 1 Dopo aver analizzato nella prima fase dello studio il contesto Sanitario di riferimento (SSR) cercando di comprendere le richieste di prestazioni sanitarie del cittadino, si cercherà correlare i dati raccolti a livello nazionale. In un primo momento verrà effettuata una correlazione tra gli infermieri che lavorano nelL’SSN e i liberi professionisti infermieri iscritti nelle varie regioni d’italia, l’OOP pro-capite nelle singole regioni e il reddito pro-capite regionale, i posti letto, i giorni di attesa (liste d’attesa) per regione. Sembrerebbe che gli infermieri liberi professionisti siano allocati maggiormente nelle regioni dove c’è più opportunità in termini economici e qualità assistenziale.
STRUTTURA 2 In una seconda fase si correleranno le prestazioni emerse dalla prima fase dello studio ed erogate dai liberi professionisti per comprendere la tipologia di complessità assistenziale per tipologia di paziente.
Indicatori
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Classificazione della complessità assistenziale secondo l’Indice di Complessità Assistenziale ICA5, NAS
Metodologia
Campione
Infermieri libero-professionisti. Indagine su scala nazionale, campione di convenienza, i criteri di inclusione per la partecipazione allo studio prevedono che i partecipanti esercitino la loro attività presso ambulatori infermieristici, studi associati o tramite attività domiciliare.
Strumenti
Somministrazione di un questionario.
Risultati attesi
Rilevanza
Lo scopo di questo di progetto di ricerca ha come obiettivo finale quello di valutare la capacità del SSN di rispondere alle richieste di prestazioni sanitarie in regime extraistituzionale del cittadino e prestazioni infermieristiche eseguite da parte del libero professionista infermiere in base alla complessità di cure richieste.
Tale progetto presenta nella sua interezza e complessità due aspetti rilevanti:
- Rilevanza per la popolazione: riuscire ad identificare e valutare la capacità del SSN di rispondere alle richieste di prestazioni sanitarie e quindi il possibile bisogni non soddisfatti di salute del cittadino da parte del Servizio Sanitario Nazionale (o Regionale). La programmazione Sanitaria territoriale e i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) sono sempre più carenti e non concentrati sul reale bisogno di salute da parte del cittadino.
- Rilevanza per il professionista: evidenzia l’importanza del professionista infermiere che operando in regime libero professionale riesce a rispondere alle richieste del cittadino limitando le carenze del Servizio Sanitario Nazionale. Nel palcoscenico attuale dove il professionista lavora per prestazioni, tale progetto di ricerca crea i presupposti per lavorare e ragionare nell’ottica delle complessità assistenziali, sdoganando l’infermiere dal mero concetto di “esecutore di mansioni o prestazioni” e orientandolo verso il professionista che lavora con scienza e coscienza sulle complessità assistenziali del paziente.
L’analisi territoriale delle richieste non soddisfatte del cittadino da parte del SSN ma previste dai LEA e l’identificazione delle prestazioni eseguite da parte dell’Infermiere nel rispondere a tali esigenze possono suggerire le strategie politiche sanitarie Nazionali per la presa in cura del paziente. È tanto chiaro quanto evidente che il cittadino colloca la figura dell’infermiere come attore principale del suo percorso di assistenza e cura.
Bibliografia
- Rapporto Censis 2016.
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