4.19.5
Il professionista infermiere e le vaccinazioni
Responsabile del Polo
Coordinatori del Progetto
ABSTRACT
Negli ultimi anni i professionisti sanitari impattano sempre più spesso con un crescente scetticismo nei confronti delle vaccinazioni, “vaccine hesitancy”. Si tratta di un fenomeno complesso che consiste nel ritardo, rifiuto parziale o totale di adesione alla vaccinazione, nonostante la disponibilità dei servizi vaccinali. La decisione di seguire o meno le raccomandazioni in merito alle vaccinazioni è influenzata da un’ampia gamma di fattori medici, psicologici, socio-economici e culturali tra i quali: sfiducia nelle istituzioni sanitarie, dubbi sulla sicurezza e l’efficacia dei vaccini, mancanza di informazioni adeguate, utilizzo di metodi alternativi, condizionamenti dei media, livello di istruzione dei genitori, differenze di genere e credenze religiose.
Contestualmente, si rileva la necessità di continui percorsi di formazione/aggiornamento affinché i professionisti sanitari possano disporre di un bagaglio tecnico-scientifico e comunicativo relazionale tale da superare eventuali dubbi e incertezze nei confronti del valore e della sicurezza dei vaccini.
Lo scopo del presente progetto è quello di sensibilizzare i professionisti infermieri in tema di immunizzazione vaccinale e definire interventi di prevenzione, promozione e tutela della salute basati sulle migliori evidenze di efficacia mediante la costruzione di un evento formativo.
Evento formativo che sia di condivisione e di confronto tra infermieri, ricercatori ed esperti impegnati sul campo al fine di valorizzare il ruolo pregnante, in sanità pubblica, delle vaccinazioni per la tutela della salute del singolo individuo e dell’intera collettività.
BACKGROUND
La vaccinazione rappresenta uno degli interventi più efficaci e sicuri a disposizione della Sanità Pubblica per la prevenzione primaria delle malattie infettive. Tale pratica comporta benefici non solo per effetto diretto sui soggetti vaccinati, ma anche in modo indiretto, inducendo protezione ai soggetti non vaccinati (1).
La storia della medicina è stata cambiata dai vaccini che si sono affermati come uno strumento fondamentale per la riduzione della mortalità e della morbosità, modificando profondamente l’epidemiologia delle malattie infettive. La prevenzione e la scomparsa delle malattie infettive come il vaiolo, dichiarato eradicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1980, costituiscono un successo senza pari (1, 2).
Gli ultimi dati disponibili sulle coperture vaccinali mondiali, mostrano che l’86% dei bambini, nel 2015, ha ricevuto le 3 dosi obbligatorie del vaccino antidifterite-pertosse-tetano Dtp3 (il livello di copertura vaccinale è stabile sopra all’85% dal 2010). Il numero di bimbi che non hanno ricevuto le vaccinazioni di routine è sceso dai 33,8 milioni del 2000 ai 19,4 milioni del 2015. Tuttavia, questi progressi rimangono inferiori all’obiettivo fissato dal Global Vaccine Action Plan (Gvap) che mirava, entro il 2015, ad avere una copertura vaccinale superiore al 90% per la vaccinazione Dpt3 (3). Secondo i dati UNICEF le vaccinazioni nel mondo evitano ogni anno 2-3 milioni di morti infantili da difterite, tetano, pertosse e morbillo (4). Il 60% dei bambini non vaccinati vive in 10 Stati: Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, India, Indonesia, Iraq, Nigeria, Pakistan, Filippine, Uganda e Sudafrica (4). A causa di viaggi internazionali legati all'economia globale o agli spostamenti di popolazione migrante le malattie infettive come morbillo, la poliomielite o altre possono essere importate anche nei paesi dove tali malattie sono sotto controllo (5, 6, 7, 8).
In Italia le vaccinazioni furono introdotte verso la fine del 1800. La prima ad essere avviata fu quella antivaiolosa, abolita nel 1981 a seguito dell’eradicazione del virus (1). Per molto tempo, le vaccinazioni formalmente obbligatorie in Italia sono state quattro: antidifterica (1939); antitetanica (1968); antipoliomielitica (1966); antiepatitevirale B (27 maggio 1991 n. 165). Tutte le altre vaccinazioni disponibili per l'età pediatrica erano volontarie. Questa situazione è cambiata con la nuova legge sui vaccini approvata definitivamente nell'estate 2017 (Legge 7 giugno 2017 n.73). Con l'obiettivo di innalzare i livelli di copertura vaccinale ormai troppo bassi per molte vaccinazioni, ha innalzato a 10 i vaccini obbligatori. Si tratta di: anti-poliomelitica; antidifterica; antitetanica; antiepatite B; antipertosse; anti Haemophilusinfluenzae tipo B; antimorbillo; anti-rosolia; antiparotite; antivaricella. Rimangono fuori dall'obbligo, ma eseguibili volontariamente, altre vaccinazioni comunque molto importanti per l'età pediatrica, e cioè: anti-pneumococcica; antimeningococcica C (in forma monovalente, o tetravalente ACWY); antimeningococcica B; anti-rotavirus; anti-HPV. Tutte queste vaccinazioni sono offerte in modo attivo e gratuito dai servizi vaccinali e sono caldamente raccomandate.
La copertura vaccinale nel nostro Paese per antipolio, difterite, tetano ed epatite B era al limite di sicurezza, in quanto nel 2013 erano di poco superiori al 95%, valore minimo previsto dall’obiettivo del Piano Nazionale per la Prevenzione 2012-2014. Nel 2014 i valori sono scesi al di sotto di tale soglia. La copertura per haemophilus influenzae B era pari al 94,5% ed è rimasta sostanzialmente invariata. Le coperture vaccinali per morbillo, parotite, e rosalia hanno subito maggiore flessione dal 90,3% al 86,7% (10).
La realtà italiana sulla copertura vaccinale è molto eterogenea e si differenzia molto da Regione a Regione. In genere è maggiore al Nord (in alcuni Regioni raggiunge il 90%-92% di copertura), mentre è dispersiva al Sud (in Campania si registra l’80% del totale) (11). Sebbene il decremento sia limitato, la riduzione delle coperture vaccinali nei bambini fino a 24 mesi che si è registrata in questi ultimi anni per poliomielite, epatite B, difterite e pertosse, può portare alla creazione di sacche di persone suscettibili con conseguenze gravi a causa della perdita dei vantaggi della immunità di gregge. Anche per malattie attualmente non presenti in Italia, come polio e difterite, c’è sempre il rischio di casi sporadici. Questo fenomeno non può essere ignorato ed è fondamentale indagare a fondo sui suoi motivi alla luce di recenti recrudescenze di malattie ritenute sotto controllo o eliminate. Negli ultimi anni, inoltre i professionisti sanitari si sono trovati ad affrontare una crescente problematica riguardante lo scetticismo nei confronti delle vaccinazioni, le preoccupazioni genitoriali circa il valore delle vaccinazioni nei bambini (12). A tal proposito è stato introdotto il termine inglese “Vaccine Hesitancy”. È un fenomeno complesso che consiste nel ritardo, rifiuto parziale o totale di adesione alla vaccinazione, nonostante la disponibilità dei servizi vaccinali (13).
La decisione di seguire o meno le raccomandazioni in merito alla vaccinazione è influenzata da un’ampia gamma di fattori medici, psicologici, socio-economici, e culturali tra cui: sfiducia nelle istituzioni sanitarie, dubbi sulla sicurezza e l’efficacia dei vaccini, mancanza di informazioni adeguate, utilizzo per la prevenzione dei metodi alternativi, condizionamenti dei media, livello di istruzione dei genitori, differenze di genere, credenze religiose (5, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23). A tal proposito L'American Academy of Pediatrics ha emesso una Linea guida in risposta ai genitori che si oppongono all’immunizzazione dei bambini, nella quale si raccomanda all’operatore sanitario di ascoltare le obiezioni, di accogliere le paure, di erogare le informazioni scientificamente corrette, aggiornate e personalizzate al fine di superare pregiudizi e fornire ai genitori tutti gli strumenti conoscitivi per operare scelte consapevoli (24, 25, 26).
Contestualmente, si constata uno scarso livello di informazione sui vaccini degli stessi professionisti sanitari che porta ad un forte scetticismo nei confronti dell’efficacia e della sicurezza di alcune vaccinazioni e, quindi, ad una diffusa sotto utilizzazione della prassi vaccinale. Tale atteggiamento di diffidenza si è manifestato chiaramente durante alcune pandemie influenzali in cui gli stessi operatori sanitari hanno manifestato una scarsissima adesione alle campagne di vaccinazione (1, 27, 28). Lo scopo del presente studio è quello di sensibilizzare i professionisti infermieri in tema di immunizzazione vaccinale e basare gli interventi di prevenzione, promozione e tutela della salute sulle migliori evidenze di efficacia.
OBIETTIVI DI PROGETTO
Obiettivo generale Sensibilizzare i professionisti infermieri in tema di immunizzazione vaccinale e basare gli interventi di prevenzione, promozione e tutela della salute sulle migliori evidenze di efficacia. Obiettivi specifici
Indicatori |
Il 95% degli infermieri che parteciperanno all’evento formativo miglioreranno le loro conoscenze in tema di immunizzazione vaccinale superando con il 100% di risposte positive la prova di verifica dell’apprendimento.
METODOLOGIA
Lezioni magistrali, lezioni interattive con momenti di discussione in cui è prevista la presentazione di revisioni della letteratura, studi primari sulla tematica, illustrazione della strategia vaccinale nazionale e le principali attività infermieristiche svolte sul campo.
RISULTATI ATTESI
Sarà realizzata 1 edizione formativa da svolgersi presso un’istituzione scientifica di rilevanza nazionale dove verranno formati 100 infermieri.
Rilevanza
Il corso è finalizzato a far acquisire o consolidare le conoscenze e le competenze dei professionisti infermieri in tema di immunizzazione vaccinale e basare gli interventi di prevenzione, promozione e tutela della salute sulle migliori evidenze di efficacia.
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