Area organizzativa
2.11.4
Nursing risk management (2011)
Responsabile del Polo
Coordinatori del Progetto
Abstract
L’aumento delle aspettative di salute, il ruolo più attivo dei pazienti meno disposti ad accettare l'errore del professionista in sanità, l’aumento del contenzioso sanitario e del ricorso alla magistratura per danno subito, nonché la crescente preoccupazione del cittadino che non si sente sicuro quando entra in ospedale sono alcuni degli elementi che richiamano l’attenzione sull’errore in sanità.
Le profonde modifiche che hanno coinvolto la professione infermieristica nell’ultimo decennio producendo l’attuale assetto normativo, hanno di fatto ridefinito a partire dal profilo del professionista gli ambiti delle competenze e dell’autonomia professionale configurando nuovi scenari di responsabilità. L’infermiere in questo contesto è quindi chiamato a:
· Prevedere i bisogni e/o potenziali rischi della persona assistita;
· Scegliere, cioè decidere le azioni migliori per favorire il benessere e l’autonomia della persona;
· Agire, ovvero mettere in atto interventi di comprovata efficacia e con abilità tecnica relazionale;
· Valutare i risultati, ovvero l’esito definitivo o conclusivo di un’azione, un’attività.
Le principali prestazioni infermieristiche che dovrebbero essere sottoposte ad esame possono essere: l’identificazione dei bisogni di assistenza al paziente (diagnosi infermieristica), la pianificazione e documentazione dell’attività infermieristica, l’esecuzione di attività infermieristiche e delle prescrizioni mediche, la sorveglianza del confort e della sicurezza del paziente, l’educazione sanitaria e sostegno psicologico al paziente ed ai suoi familiari, la tenuta della documentazione sanitaria ed in particolare la gestione di quella infermieristica. Questi elementi critici devono essere necessariamente trattati e seguiti, ed è in questo contesto che poi l’infermiere va a rispondere.
Background
Il problema della sicurezza dei pazienti rientra nell’ambito delle competenze del Sistema Qualità ed è strettamente correlato alla problematica più generale della sicurezza nelle organizzazioni sanitarie.
Gli errori correlati al fattore personale possono essere legati ad una cattiva organizzazione, alla mancanza di sistemi e flussi che garantiscano il passaggio delle informazioni, alla mancanza di comunicazione, al cattivo clima di lavoro, al personale non preparato o non abituato a lavorare in équipe, ai carichi di lavoro eccessivi.
Quindi si può parlare di “nursing malpractice” quando si fa un errore che reca danno al paziente e l’errore è uno di quelli che un infermiere sufficientemente attento non avrebbe commesso in una situazione analoga. L’“errore” è l’esito negativo dell’assistenza, generato da una situazione non prevista, in grado di produrre attualmente o potenzialmente un “incidente”.
Generalmente si considera l’errore solo come diretta conseguenza della azione dell’operatore sanitario. Non sempre, tuttavia, la produzione di un danno o di una lesione può essere ricondotta esclusivamente alla azione degli operatori. È il caso degli incidenti riconducibili a cause organizzative, per i quali l’evento è il risultato della combinazione e dell’intreccio della azione dell’operatore e di condizioni latenti. Sono latenti tutte quelle condizioni frutto di decisioni assunte a un livello superiore a quello degli operatori (da manager, autorità politiche, amministrative, di controllo). Sono condizioni latenti, per esempio, la eccessiva mancanza di tempo per le prestazioni;
l’inadeguatezza degli strumenti e delle apparecchiature; la manutenzione non sufficiente dei macchinari; la carenza di formazione; la scarsa supervisione; l’ambiguità delle procedure; la mancanza di comunicazione. Le condizioni latenti sono sempre presenti in sistemi complessi come si è descritto in precedenza.
Tra i principali eventi avversi che coinvolgono gli infermieri sono riportati in letteratura errori nel processo terapeutico, infezioni ospedaliere, danni fisici (es. cadute accidentali), lesioni da pressione, danni trasfusionali, danni nella gestione dei pazienti critici.
Alla luce di quanto descritto le possibili condizioni favorenti l’errore possono riferirsi alla comunicazione inefficace tra utente / sanitari nella continuità delle cure, alla documentazione sanitaria con criteri di compilazione non adeguati, alle gestione e manutenzione delle apparecchiature medicali e relative responsabilità non chiaramente definite, alla gestione del personale inadeguata (turnistica stressante, assenza di criteri di mobilità,…), all’organizzazione del lavoro( lavoro per compiti vs lavoro in equipe multidisciplinare, clima ed ambiente stressante, mancanza di cultura della sicurezza), alla mancanza di esperienza / conoscenza / abilità del personale, alla non adeguata formazione e addestramento
È fondamentale che il mondo infermieristico si interroghi in profondità su quali applicazioni l’analisi sistematica dei problemi correlati agli errori può portare al miglioramento delle prestazioni assistenziali e quale sia il reale contributo che il mondo infermieristico può portare. In sostanza, non serve individuare e colpevolizzare l’operatore che ha sbagliato, ma è più “razionale” ricercare le cause che hanno determinato l’evento negativo.
Le principali prestazioni infermieristiche che dovrebbero essere sottoposte ad esame possono essere:
· identificazione dei bisogni di assistenza al paziente (diagnosi infermieristica)
· pianificazione e documentazione dell’attività infermieristica
· esecuzione di attività infermieristiche e delle prescrizioni mediche
· sorveglianza del confort e della sicurezza del paziente
· educazione sanitaria e sostegno psicologico al paziente ed ai suoi familiari
· tenuta della documentazione sanitaria ed in particolare gestione di quella infermieristica
Ed allora perché intraprendere un percorso di gestione del rischio clinico?
· Nella letteratura scientifica, anche nei siti web, l’argomento è trattato costantemente.
· Per gli eventi critici citati si dispone di numerose evidenze e sono descritte metodologie di prevenzione, gestione e trattamento.
· La maggior parte degli operatori sanitari conosce le procedure per prevenire l’insorgenza dei danni.
· Il livello di conoscenza e di competenza di tutti gli operatori può essere uniformato attraverso semplici interventi formativi.
Le strategie ed i materiali utilizzabili per la prevenzione ed il trattamento sono sempre più efficaci.
Obiettivi di progetto
Obiettivi generali
Creazione di un modulo di semplice attuazione, nello stesso tempo efficace, nel realizzare la NURSING RISK MANAGEMENT UNIT
nelle strutture sanitarie
Obiettivi specifici
Attuare il modello in quattro importanti strutture romane di diversa tipologia e validare il modello stesso con la diffusione dei risultati e validare il modello stesso con la diffusione dei risultati
o Azienda sanitaria Universitaria Criticità di interfaccia
o Policlinico di vasta offerta sanitaria Criticità casistica
o IRCCS oncologico Criticità delle cure
o ASL Criticità relazionale
Vedi successivamente
Metodologia
Come muoversi ?
Ripensando e riformulando nuovi assetti organizzativi nell’ottica dei principi valoriali dell’azienda. È pertanto necessario che il management sia orientato a creare ambienti più sicuri e a sviluppare una cultura della sicurezza basata sulla prevenzione e previsione degli eventi avversi attraverso l’identificazione e rimozione dei fattori favorenti il verificarsi dell’errore ed il potenziamento dei fattori evitanti e difensivi di cui si sia osservata la capacità protettiva nell’accadimento dell’evento avverso.
E’ indispensabile superare un approccio individuale all’errore dove il focus è rappresentato dal singolo professionista che ha commesso l’errore o l’omissione ed il prodotto è l’individuazione della responsabilità e l’attribuzione della colpa per arrivare ad un approccio all’errore dove il focus è il sistema nel quale i professionisti operano ed il prodotto è l’individuazione delle debolezze di sistema che hanno consentito il verificarsi dell’errore
Come affrontare correttamente il rischio di incidenti?
Attualmente il focus dell’attenzione si sposta dalla ricerca dell’errore attivo a quello dell’errore latente, riconoscendo nelle carenze del sistema (interazioni dei difetti procedurali, organizzativi, tecnologici) la responsabilità dell’esito NON VOLUTO dell’azione intrapresa.
Occorre considerare quindi l’errore come:
· un’opportunità per migliorare
· un aspetto parziale del problema
· un fallimento delle difese del sistema
Quindi è necessario:
· favorire il cambiamento culturale
· condividere e non imporre
· tutelare i professionisti
· avere strumenti metodologici adeguati
· premiare i successi
Ciascuna organizzazione avrà all’interno del processo delle proprie criticità, diverse da quelle di altre organizzazioni che dovranno essere affrontate e risolte in maniera diversa attraverso l’impegno comune di tutto il personale coinvolto.
Concludo con una frase di K. Popper che riassume nella sua semplicità tutta la problematica trattata:
……..“evitare errori è un ideale meschino: se non osiamo affrontare problemi che siano così difficili da rendere l’errore quasi inevitabile, non vi sarà allora sviluppo della conoscenza.
In effetti è dalle nostre teorie più ardite, incluse quelle che sono erronee, che noi impariamo di più: nessuno di noi può evitare di fare errori; la cosa più grande è imparare da essi”.
Strumenti
E’ necessaria una attività di pianificazione dettagliata e puntuale
Le risorse ipotizzate sono di tre tipi
- Organizzative e metodologiche
- Infermieristiche
- Formatori
Potrebbe essere utile l’utilizzo della piattaforma per la formazione
Procedure
Queste attività dall’apparenza elementari in realtà nascondono delle difficoltà collegate essenzialmente alle resistenze “naturali” nel far emergere errori o presunti tali propri o di colleghi e la resistenza al cambiamento in generale.
La prima fase è quella più critica dove gli interventi formativi motivazionali devono avere la massima incisività; a supporto è indispensabile il carattere spersonalizzato (pratica dell’anonimato) e la copertura dell’alta direzione Il messaggio che deve passare è di superare la fase “per colpa di chi” ma arrivare alla ricerca “a causa di cosa”.
Risultati attesi
- Reclutare 4 strutture sanitarie significative
- Profilare il grado di conoscenza e di applicazione del Rischio Clinico;
- Formare il Gruppo di lavoro multidisciplinare sulle tecniche di base
Queste saranno:
- Corretta attività di reporting (obiettivo1)
- Elaborazione attraverso le schede ministeriali della documentazione
- Codifica degli errori e elaborazione delle cause “profonde”
- Proposta e attuazione delle azioni correttive e/o preventive
- Messa in rete delle connessioni problema /soluzione proposte (obiettivo 2)
- Riesame delle soluzioni adottate con l’utilizzo di audit clinici
- Messa in rete delle connessioni problema /soluzione attuate (obiettivo 3)
Il progetto prevede due macro fasi
- La formazione aula (blended)
- L’attuazione in azienda
Alle quali vanno associate in ingresso le attività di preparazione e in uscita i possibili sviluppi (procedure/ centrale di elaborazione coinvolgimento del resto della struttura ospedaliera etc.) e creazione di uno standard di proprietà del CDE.
Indubbiamente, una volta superata l’inerzia iniziale sia delle strutture che della risorse, si tratta di attuare il modello consolidato della Ruota di Deming
Vedi immagine allegata:
Plus
Il modello sia di formazione che di realizzazione potrebbe ottenere la certificazione di servizio (cosa unica) su disciplinare, dal Bureau Veritas. In questo modo costituirebbe a tutti gli effetti elemento della Clinical Governance.
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