The Journal of Cardiovascular Nursing, studio italiano sull’efficacia del colloquio motivazionale sulla reciprocità tra pazienti con HF e i loro caregiver
“L'efficacia del colloquio motivazionale sulla reciprocità tra pazienti con insufficienza cardiaca e i loro caregiver. Un'analisi dei risultati secondari del MOTIVATE-HF. Studio randomizzato e controllato” di: Gianluca Pucciarelli, Giuseppe Occhino; Giulia Locatelli, Marina Baricchi, Davide Ausili; Paola Rebora; Andrea Cammarano; Rosaria Alvaro e Ercole Vellone, è stato pubblicato su The Journal of Cardiovascular Nursing.
La reciprocità, definita come “la qualità positiva della relazione tra un caregiver e un ricevente”, è risultata essere associata all’autocura, ma non sono stati condotti studi per valutare se il colloquio motivazionale (MI) possa migliorare la reciprocità nei pazienti con scompenso cardiaco (HF) e nei caregiver.
Lo scopo di questo studio, dunque, è stato quello di valutare l'efficacia dell'IM sulla reciprocità nelle diadi paziente/caregiver con HF.
Si tratta di un'analisi dei risultati secondari dello studio randomizzato e controllato MOTIVATE-HF, il cui scopo principale era valutare l'effetto dell'IM sul miglioramento della cura di sé nei pazienti con HF.
I partecipanti sono stati divisi in tre categorie: IM solo per i pazienti; IM sia per i pazienti che per gli operatori sanitari; e terapia standard.
Per valutare la reciprocità dei pazienti con scompenso cardiaco e dei caregiver è stata utilizzata la Mutuality Scale nelle sue versioni “paziente e caregiver”. I pazienti con HF avevano un'età media di 74 anni e, in larga parte erano uomini (58%) e in pensione (76,2%); mentre, i caregiver avevano un'età media di 55 anni ed erano per lo più donne (75,5%). La maggior parte dei pazienti presentava un'eziologia di scompenso ischemico (33,6%).
Le interviste motivazionali non hanno mostrato alcun impatto sui cambiamenti nella reciprocità del paziente e del caregiver durante il periodo di follow-up (3, 6, 9 e 12 mesi); ma la condizione di convivenza tra paziente e caregiver era significativamente associata ad una migliore mutualità tra i due. Le stesse, eseguite dagli infermieri, non sono servite per migliorare la reciprocità nei pazienti con HF e nei caregiver, ma effetti più forti dell’IM sulla mutualità sono stati osservati nei pazienti con HF e caregiver conviventi.
In conclusione, si può dunque affermare che l'IM, su una popolazione generale di infermieri, non è stato efficace nel migliorare la mutualità per pazienti con HF; ma sono stati osservati effetti nello stesso tipo di pazienti e negli operatori sanitari conviventi. Migliorando la reciprocità tra pazienti con HF e caregiver, gli studi futuri dovrebbero considerare un intervento IM non focalizzato sulla malattia, ma sulla relazione all’interno della diade paziente/caregiver.
DOI: 10.1097/JCN.0000000000000991