Autocura degli antitumorali orali, articolo su Elsevier
Di recente, Elsevier ha pubblicato l’articolo: “Sviluppo e validità dei contenuti dell'autocura degli antitumorali orali. Indice Agenti SCOAAI” a firma di: Federica Lacarbonara, Marco Di Nitto, Valentina Biagiolia, Angela Durante, Fabio Sollazzo, Francesco Torino, Mario Roselli, Rosaria Alvaro e Ercole Vellone.
Uno studio che ha avuto lo scopo di sviluppare e testare la validità del contenuto dell'indice sulla cura personale degli agenti antitumorali orali (SCOAAI). Gli elementi SCOAAI sono stati sviluppati secondo gli standard basati su COsensus per la selezione dei criteri COSMIN (Health Measurement INstruments).
È stata seguita una procedura in quattro fasi. Fase 1: gli item sono stati creati in base di una precedente Revisione sistematica e di uno studio qualitativo; Fase 2: la comprensibilità e la completezza dello SCOAAI sono state stabilite attraverso interviste qualitative con esperti clinici e con pazienti; Fase 3 e Fase 4: lo SCOAAI è stato poi somministrato attraverso un sondaggio online a un gruppo di esperti clinici per il calcolo del Content Validity Index (CVI). La versione finale dello SCOAAI ha compreso 32 item.
Nella pratica infermieristica, lo SCOAAI ha mostrato un'eccellente validità di contenuto, confermando la sua utilità per valutare i comportamenti di auto-cura per i pazienti che assumono agenti antitumorali orali. Implementando questo strumento, gli infermieri potrebbero definire e attivare interventi mirati per migliorare la cura di sé e ottenere risultati più positivi (ad esempio, migliore qualità della vita, riduzione dei ricoveri e di visite al pronto soccorso).
Negli ultimi due decenni, l’uso degli agenti antitumorali orali (OAA) è aumentato a causa del crescente numero di pazienti con diagnosi di cancro. Ad oggi, gli OAA rappresentano circa un quarto degli agenti antitumorali attualmente disponibili, e comprendono sia farmaci citotossici che quelli mirati. I pazienti trattati con OAA hanno molti vantaggi, inclusi: maggiore soddisfazione dal trattamento; minore onere terapeutico; minore impatto negativo sul quotidiano e sulle relazioni; maggiore adattabilità al trattamento e migliore autonomia. Inoltre, in generale, i pazienti preferiscono gli OAA perché possono gestire il trattamento a casa. Tuttavia, questi farmaci possono causare problemi. Nei pazienti trattati si è riscontrata: diarrea, diminuzione dei globuli bianchi, anemia, affaticamento, nausea e dolore muscoloscheletrico, simili alle problematiche riscontrate in pazienti trattati con terapie antitumorali per via endovenosa. Inoltre, proprio perché gli OAA sono gestiti autonomamente dai pazienti, con minor contatto con il team sanitario, questo regime è spesso associato a una scarsa aderenza al trattamento.
Per prevenire tali problemi e mantenere una buona salute, evitando complicazioni, i pazienti trattati con OAA non solo devono aderire al trattamento farmacologico (cioè assumere i farmaci come prescritto), ma anche adottare diversi comportamenti di auto-cura.
Una recente Revisione sistematica e uno studio qualitativo hanno identificato più condotte di auto-cura che i pazienti trattati con OAA, devono eseguire. I due studi hanno sottolineato pure che questi dovrebbero fare attenzione alle abitudini alimentari, all’attività fisica, al monitoraggio dei sintomi, all’individuazione precoce degli effetti collaterali legati agli OAA (e, per gestirli, allertare il medico o assumere farmaci specifici). Poiché tutti questi comportamenti di cura di sé sono essenziali, ma non considerati fra gli strumenti esistenti, è necessario un nuovo strumento per misurare la cura di sé nelle tre dimensioni di: mantenimento, monitoraggio e gestione della cura di sé.
Tale strumento sarebbe utile agli operatori sanitari per garantire l’efficacia e la sicurezza dei regimi OAA e incoraggiare, per quanto possibile, il fatto che il paziente, pur continuando aassumere farmaci a casa, mantenesse la propria quotidianità. Questo studio italiano ha mirato proprio a sviluppare l’indice di autocura degli agenti antitumorali orali (SCOAAI) e testarne la validità del contenuto.
Rispetto alle implicazioni per la pratica infermieristica, lo SCOAAI ha dimostrato di avere una buona validità di contenuto ed è pronto per i successivi passaggi di validazione. Una volta implementato, infatti, può avere un impatto significativo sull’assistenza infermieristica dei pazienti che assumono OAA: anzitutto, perché l’uso di una scala, che valuta la cura di sé del paziente, fornisce informazioni su quali comportamenti possono essere supportati da interventi infermieristici personalizzati, finalizzati all’ottenimento di esiti positivi sui pazienti (ad esempio, migliore qualità della vita, riduzione dei ricoveri ospedalieri e visite al pronto soccorso); poi, perchè può essere utile per la ricerca sull’efficacia degli interventi infermieristici, dove il risultato atteso è la cura di sé.
In conclusione, in questo studio, si è sviluppato un nuovo strumento per misurare il mantenimento, il monitoraggio e la gestione della cura di sé di pazienti trattati con OAA, testandone la validità dei contenuti con ottimi risultati. Considerando la mancanza di dati convalidati e teorici, basati sugli strumenti presenti in letteratura, lo SCOAAI può diventare uno strumento essenziale e prezioso per supportare la pratica clinica oncologica. Inoltre, una volta completamente testato, potrà essere utilizzato nella ricerca per identificare i predittori e gli esiti della cura di sé nei pazienti che assumono OAA e potrebbe essere utilizzato per personalizzare interventi volti a migliorare la cura di sé in tale popolazione.
Per saperne di più: https://www.journals.elsevier.com/seminars-in-oncology-nursing