3.16.1
FORMAZIONE BLENDED PER L’INFERMIERISTICA
Responsabile del Polo
Coordinatori del Progetto
Abstract
“Formazione blended per l’infermieristica: diffusione dei risultati intermedi e prospettive di sviluppo” è un progetto che dà seguito all’esperienza sviluppata nel 2015 e si articola nei punti che seguono:
- Realizzazione di una terza edizione del percorso di apprendimento “Formazione blended per l’infermieristica” già accreditato, rivolto al personale delle strutture ospedaliere (in particolare infermieri) e finalizzato a costituire uno staff di I-tutor.
- Partecipazione alla conferenza internazionale Storytelling, Illness and Medicine che si svolgerà a Budapest dal 14 al 16 marzo, per la diffusione dei risultati raggiunti nei progetti formativi sviluppati nel 2015.
- Costituzione di un gruppo di lavoro per la progettazione di altre iniziative di formazione che utilizzino il modello dell'I-learning e la modalità di fruizione blended.
English
Background
a. La formazione blended risulta particolarmente efficace per le Organizzazioni del lavoro distribuite sul territorio che non possono offrire alle proprie risorse professionali, per evidenti motivi di carattere organizzativo e di “servizio”, corsi di formazione in presenza eccessivamente lunghi, e che non vogliono limitare la loro offerta formativa a percorsi di solo e-learning. La “formula” blended si dimostra poi particolarmente gradita ai partecipanti, che possono disporre di tempi ampi e distesi per costruire una propria rete di significati coerente con le loro competenze professionali e le loro storie di vita e hanno l’opportunità di partecipare a molteplici occasioni di confronto e condivisione con i docenti, gli I-tutor e i colleghi, opportunità che favorisce la costruzione di una solida relazione educativa e lo sviluppo di forme di apprendimento significativo. Un contesto organizzativo che ponga la relazione al centro dei percorsi formativi e valorizzi la narrazione come prassi educativa, rispettando i tempi di apprendimento delle persone e favorendo momenti di confronto e di costruzione condivisa di elementi della conoscenza, si prende cura delle proprie risorse ed è sulla buona strada per riconoscersi come un sistema complesso, una “fabbrica di storie” in cui si incontrano e si integrano ricorsivamente le tante biografie delle persone coinvolte, ognuna delineata da componenti cognitive e affettivo-relazionali. Per quanto riguarda il rapporto tra educazione e storie, molteplici studi condotti nell’ambito delle neuroscienze, come ad esempio quello di Roger Schank Tell Me a Story. Narrative and Intelligence (Evanston, 1995), sottolineano l’importanza della narrazione nei processi di apprendimento. Howard Gardner, nel suo Sapere per Comprendere (Milano 1999), sostiene che gli approcci narrativi nella didattica favoriscono l’utilizzo integrato delle varie dimensioni dell’intelligenza. Jerome Bruner, nel suo lavoro Cultura e sviluppo umano: una nuova prospettiva (Milano 1995), scrive che “le storie e i loro stati intenzionali preservano l’importare, inteso come rilevanza, mentre le descrizioni oggettive non lo fanno; […] è fondamentale progettare attività che siano importanti per chi le pratica, che ‘stiano a cuore’ ai destinatari: in questo senso le storie, che richiamano emozioni e stati d’animo, esaltano la rilevanza delle riflessioni e degli artefatti cognitivi, mentre le descrizioni ‘oggettive’, proprie di un percorso di apprendimento tradizionale, non riescono a farlo. […] la narrazione è indispensabile perché, diversamente dalla logica, non è paralizzata dalla contraddizione”. All’interno di ogni percorso formativo, la creazione di una storia digitale sollecita processi di riflessione intorno a problematiche di diversa natura che coinvolgono i singoli e la comunità, favorendo una comprensione contestualizzata degli elementi di conoscenza presentati all’interno della cornice narrativa.
b. I progetti di formazione sviluppati insieme da IPASVI e dal gruppo di ricerca RomaTre, con risultati "intermedi" soddisfacenti, meritano un solido ancoraggio, che potrebbe essere ben "garantito" dalla partecipazione di un gruppo consistente di persone al meeting di Budapest. Come evidenziano gli organizzatori dello Storytelling, Illness and Medicine, 11th Global Meeting of the Health, i delegati presenti alla conferenza sono chiamati ad alimentare il dibattito, a impegnarsi in discussioni di carattere multi disciplinare con i colleghi presenti, evitando conferenze impersonali non coerenti con la natura dei temi del meeting: l’ethos della narrazione e della malattia suggerisce di presentare i progetti a partire dal dialogo e dal confronto con i colleghi presenti. La partecipazione di un gruppo di ricerca "al completo" potrebbe supportare al meglio la condivisione, in un contesto internazionale, dell’esperienza IPASVI.
c. la costituzione di un gruppo di lavoro “misto” IPASVI-Roma Tre può favorire la riprogettazione di percorsi di apprendimento già presenti nella proposta formativa del Collegio, in coerenza con il modello didattico dell’I-learning e con la piena efficacia della modalità di fruzione blended. Il gruppo di lavoro consentirà di dar vita a una comunità di pratica degli I-tutor IPASVI, supervisionata dai componenti del gruppo che fanno capo al team di ricerca di Roma Tre coordinato dal Prof. Quagliata.
Obiettivi di progetto
Obiettivi generali
- Progettare percorsi di formazione orientati alla didattica costruttivista - Realizzare percorsi di apprendimento centrati sulla relazione e sulla costruzione condivisa della conoscenza - Evidenziare il ruolo dell’intelligenza etica nella pratica formativa
Favorire la diffusione delle iniziative di formazione già realizzate nel 2015 in un contesto internazionale (meeting di Budapest) Costituire un gruppo di lavoro per la progettazione di percorsi di formazione IPASVI che utilizzino il modello dell'I-learning e la modalità di fruizione blended Avviare una comunità di pratica “I-tutor IPASVI”
Obiettivi specifici
- Favorire la costituzione di uno staff di I-tutor - Utilizzare la piattaforma di apprendimento online Moodle e il software Prezi - Condurre gruppi di lavoro in percorsi di formazione blended - Valorizzare la centralità della narrazione nei processi di apprendimento
Indicatori
Nella formazione online, come peraltro nella formazione tradizionale in presenza, la valutazione si esprime generalmente attraverso un approccio prevalentemente quantitativo. E’ infatti convinzione diffusa che per la formazione online si possano realizzare azioni di valutazione facendo ricorso a strumenti di verifica di tipo oggettivo e alla funzione di tracciamento che tutte le piattaforme di e-learning offrono: si tratta di una forma automatica di rilevamento e monitoraggio, utile per comprendere la frequenza delle presenze online della comunità e di ogni suo “abitante”, ma inefficace a rendere conto della complessità propria di ogni processo di apprendimento, anche online. Al fine di sviluppare un nuovo modello di valutazione che abbia maggiore coerenza con il contesto dell’apprendimento in Rete, si rende necessaria una rielaborazione progressiva delle pratiche e degli strumenti della valutazione per la formazione online che permetta di andare oltre i vincoli che derivano da un uso esclusivo delle prove oggettive di verifica. La formazione in Rete e blended deve riconsiderare le forme della valutazione: dall’analisi dei risultati di apprendimento, il focus si orienta prevalentemente sulla natura del percorso che presiede al raggiungimento di quei risultati, valorizzando il processo di apprendimento almeno quanto il prodotto. Il sistema valutativo proposto (di seguito viene riportata una prima ipotesi di griglia per valutare il contributo individuale nell’ambito delle attività formative blended) consente di monitorare una pluralità di indicatori quali/quantitativi che indagano sia le forme di comprensione del soggetto che apprende, sia le modalità relazionali e di leadership da lui agite nelle attività di comunicazione e di collaborazione avviate durante le fasi operative del lavoro di gruppo.
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Metodologia
La formazione realizzata durante lo svolgimento del progetto è di tipo blended: si utilizzerà quindi una modalità di allestimento didattico che prevede un’integrazione virtuosa tra attività formative agite in presenza e attività formative sviluppate in Rete. Il modello didattico-formativo alla base del percorso di formazione proposto è quello dell’I-learning, un innovativo modello operativo ispirato alla cornice metodologica del costruttivismo sociale e messo a punto dal “Laboratorio di I-learning e Digital Storytelling” coordinato dal prof. Alberto Quagliata presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre. Il modello didattico-formativo dell’I-learning è stato sperimentato con esiti positivi in diversi contesti, all’interno di corsi universitari e post lauream, nell’offerta formativa curricolare ed extracurricolare di istituti comprensivi e della scuola secondaria superiore e in percorsi di formazione realizzati in organizzazioni del lavoro pubbliche e private. L’espressione ‘I-learning’ rende operativa l’interpretazione dell’e-learning come ‘sistema che apprende’, fondato sull’integrazione tra dimensione relazionale e responsabilità individuale in un processo di apprendimento; oltre che alla rete Internet, la ‘I’ di I-learning rimanda infatti alla responsabilità del soggetto che apprende: nella proposta formativa del progetto, l’io (‘I’) esce dall’anonimato e dall’isolamento dell’apprendimento tradizionale e si fa protagonista consapevole, motivato e creativo dell’intelligenza collettiva della Rete. Il modello didattico dell'I-learning sollecita processi formativi ecologicamente ed eticamente responsabili, costruiti intorno alla centralità della relazione e alla valorizzazione della narrazione come prassi educativa. Il modello dell’I-learning prevede il ricorso ad alcuni costrutti pedagogici fondamentali: l’amalgama delle differenti competenze individuali, la condivisione delle esperienze, il costante ricorso allo scaffolding, l’interpretazione delle differenze come risorsa delle comunità di apprendimento e di pratica, la valorizzazione delle attività di metacognizione e autovalutazione, il ricorso convinto alle tecnologie intese come amplificatori delle relazioni e delle forme di collaborazione. L’I-learning descrive un sistema di persone che condividono un obiettivo di apprendimento comune; in questo scenario, l’I-tutor è una figura professionale fondamentale per sostenere un adeguato sviluppo dei processi di apprendimento e delle attività formative, in particolare facilitando le relazioni tra i componenti dei gruppi online e accompagnando il processo di elaborazione condivisa dei contenuti di apprendimento. La collaborazione di Rete è alimentata dunque dalle capacità di guida e supporto dell'I-tutor, figura professionale esperta che seguirà ogni gruppo di lavoro degli infermieri in formazione, contribuendo allo sviluppo delle attività proposte. Progettando le attività formative online in coerenza con il modello dell’I-learning, la formazione blended intende valorizzare i suoi due momenti costitutivi, quello tradizionale in presenza e quello online: entrambi sono funzionali al perseguimento di obiettivi che siano coerenti con la più generale impostazione costruttivista, e la loro interazione virtuosa costituisce un importante valore aggiunto. Le situazioni della didattica tradizionale, sia in aula che online, sono caratterizzate da una presenza spesso debole di quelle attività esperienziali e relazionali necessarie alla costruzione di un apprendimento significativo: chi frequenta un percorso di formazione tradizionale vive prevalentemente momenti di insegnamento più che di apprendimento. Diversamente, in presenza di ambienti esperienziali per la costruzione condivisa di elementi di conoscenza, come quelli resi possibili dalla piattaforma per la formazione in Rete Moodle, in coerenza con l’epistemologia socio-costruttivista, la proposta formativa assume un andamento circolare, reticolare, come avviene nella formazione d’aula quando prevale l’apertura all’interazione virtuosa tra docente e corsisti e si va oltre il modello tradizionale della lezione frontale.
Risultati attesi
L’obiettivo sovra ordinato del progetto consiste nel formare una comunità di pratica composta da un nucleo di I-tutor esperti.
Definiamo I-tutor una nuova figura professionale, con il duplice obiettivo di:
- Porre l’attenzione sulla responsabilità che compete al tutor. In modo analogo al singolo corsista, l’I-tutor contribuisce all’evoluzione del lavoro di gruppo, con il compito specifico di calibrare le dinamiche intragruppali e con una particolare attenzione a quelle abilità sociali e interpersonali grazie alle quali i partecipanti sviluppano conoscenze, competenze e attitudini che sono, appunto, il risultato di un’interazione di gruppo;
- Enfatizzare le qualità “polisemiche” di questa figura professionale, intesa come un praticante delle relazioni educative e di cura della persona. L’I-tutor è un “nutritore dell’apprendimento” che sollecita attività riflessive utili a valorizzare le istanze creative e metacognitive del soggetto che apprende; indirizza le domande provenienti dai partecipanti verso i partecipanti stessi, per stimolare l’attività cognitiva e favorire il processo di generazione di conoscenza; pone domande aperte che avviano la comunità al pensiero creativo.
In sintesi, l’I-tutor:
- Motiva i partecipanti, in particolare quando la tensione collaborativa del gruppo di lavoro decade.
- Aiuta i corsisti nella gestione del tempo e delle fasi di lavoro.
- Fornisce chiarimenti di natura concettuale, qualora i temi del corso rientrino nel suo dominio di conoscenza.
- Contribuisce alla elaborazione dei lavori di gruppo.
- Risolve problemi di natura tecnica.
- Fornisce il suo contributo alla fase di valutazione:
La partecipazione al meeting di Budapest favorirà la diffusione dei risultati intermedi dei progetti formativi realizzati nel 2015 in un contesto internazionale, e la costituzione di un gruppo misto Ipasvi-Roma Tre potrà contribuire a migliorare la qualità dell’offerta formativa proposta dal Collegio.
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