Il XIII Congresso internazionale del CECRI celebra l’impegno di una Professione resiliente per un’assistenza sempre più equa
Si è svolto ieri, il XIII Congresso internazionale del Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica-CECRI dell’OPI di Roma.
Invitati al Ministero della Salute di viale Giorgio Ribotta, diversi relatori italiani e stranieri si sono interrogati su come la Professione può - e potrà - impegnarsi nella presa in carico olistica di una popolazione, via via, sempre più anziana e multipatologica e, soprattutto, quanto riuscirà a essere “garante” di un accesso a un’assistenza equa, solidale e resiliente per tutti.
L’evento, dal titolo: “La ricerca infermieristica a supporto delle innovazioni in Sanità” (divisa in due sessioni), è stato introdotto dal presidente OPI di Roma, Maurizio Zega, e aperto dalle relazioni del direttore scientifico CECRI, Gennaro Rocco (“Gli studi promossi dal Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica-CECRI, per lo sviluppo della ricerca infermieristica in Italia”) e delle professoresse Loredana Sasso (“Il ruolo pervasivo della ricerca infermieristica: sfide e strategie future”); Joyce Fitzpatrick (“Sfide e strategie per la leadership infermieristica: una visione internazionale”) e Carol Porter (“Advanced practice nei contesti ospedalieri: l’esperienza MD Anderson”), per la prima sessione di lavoro dedicata all’ “Infermieristica ed evidenze scientifiche: sfide e strategie di sviluppo futuro”.
Quindi, l’acme nella tavola rotonda dal titolo: “Il ruolo strategico della ricerca e la sua traslazione nella pratica clinica”. Moderata da Silvestro Giannantonio, responsabile comunicazione FNOPI, vi hanno preso parte: Rosaria Alvaro, ProRettore Università Tor Vergata, Roma; Wendy Budin, ProRettore Rutgers University; Maria Grazia de Marinis, professore ordinario di Nursing-Campus Biomedico, Roma; Susan Gennaro, professore Boston College University; Ber Oomen, chief executive officer ESNO e Maurizio Zega. Diverse esperienze a confronto per parlare di un infermiere più esperto che mai, che si fa strada in sede accademica, ricopre ruoli di leadership all’interno delle strutture nosocomiali e non. Leader di valore e di pratica avanzata che sappiano traslare i dati delle ricerche nella pratica clinica a favore dell’utenza: ecco la nuova figura professionale che il mondo si aspetta e che è emersa dal dibattito. Una figura professionale che esce dalle maglie di una visione campanilistica, stringente e ormai obsoleta dell’Infermieristica, e che volge lo sguardo costantemente al confronto internazionale, abbracciando strategie di networking con colleghi e leader operanti nel settore in tutto il mondo.
Chi ha saputo fare così bene durante la recente pandemia (spesso, dando l’esempio agli altri Paesi), si rivela, perciò, ora più pronto che mai a impattare sulle decisioni dei politici e degli stakeholder in materia di sanità, specie con le elezioni europee alle porte. Certo, la professione progredisce davvero se si riesce a tradurre i risultati delle ricerche nella pratica clinica. È possibile? Sì, senza isolarsi e mai sottovalutare l’importanza di condividere i dati emersi con la comunità professionale mondiale, “traducendo” i risultati nel campo del sistema assistenziale e universitario internazionale.
Al momento, la salute è una questione che riguarda tutti. Per questo, è necessario riuscirne a parlare anche servendosi dell’Intelligenza Artificiale e valutando setting d’approccio alternativi (magari anche quelli ritenuti, ancora oggi e colpevolmente, borderline, sottovalutati anche dal punto di vista degli investimenti, come quello delle Cure Palliative e/o relativi al fine vita). Questo, senza dimenticare che: “Il passaggio all’infermiere specialista è ormai ineludibile e che, per ottenere i cambiamenti richiesti, c’è bisogno dell’impegno e del riscontro di ognuno di noi: bisogna parlare con una voce sola!”, come ha chiosato il presidente Zega.
Nella seconda parte, moderata da Francesco Scerbo, tesoriere OPI di Roma, e da Alessandro Sili, direttore infermieristico Policlinico Tor Vergata-Roma, spazio ai ricercatori del CECRI, con la presentazione degli outcome dei loro studi che avranno la possibilità di influire positivamente sul cambiamento dell’assistenza clinica: Daniela D’Angelo e Dhurata Ivziku (“Strategie di sviluppo del Centro di Eccellenza Italiano del JBI”); Antonello Cocchieri (“Valutazione dell’alfabetizzazione sanitaria nel contesto ospedaliero); Michela Piredda (“Propoli per la prevenzione e il trattamento della mucosite orale nei pazienti in cure palliative: un trial clinico di fase 2”); Marco di Muzio (“L'aderenza terapeutica nelle cronicità: la salute digitale a supporto del paziente anziano fragile”); Noemi Giannetta (“Per-formare: benessere e studio lontano da casa”) e Maddalena de Maria (“La gestione diadica delle malattie croniche multiple”).
Il Congresso è stato patrocinato da: Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche-FNOPI; Boston College; Case Western University; Euroepan Specialist Nurses Organization; MD Anderson Cancer Center e Rutgers University.