Vivere in un contesto multiculturale: sul JAN studio qualitativo multimetodo
Sono Mariachiara Figura, Paola Arcadi, Ercole Vellone, Gianluca Pucciarelli, Silvio Simeone, Loredana Piervisani e Rosaria Alvaro gli autori dell’articolo: “Vivere in un contesto multiculturale: salute e integrazione dal punto di vista dei migranti mediterranei privi di documenti e i residenti in Italia. Uno studio qualitativo multimetodo”, pubblicato sul JAN-Journal of Advanced Nursing.
Allo scopo di cogliere una visione rappresentativa dei bisogni di una popolazione multiculturale, e fornire risultati preziosi per gli operatori sanitari che desiderano migliorare il processo di accoglienza (potenziando un modello di assistenza integrato con i residenti), lo studio qualitativo, da cui è tratto l’articolo, è stato condotto attraverso interviste semi-strutturate sia ai migranti che ai residenti. Poi, l'analisi dei dati è stata eseguita utilizzando una tecnica di analisi testuale multimetodo.
Le conclusioni portano a far intendere che le barriere territoriali e la mancanza di reti sociali e di formazione professionale specifica divengono ostacoli all'erogazione dell'assistenza sanitaria.
Per i migranti, soprattutto migliorare e/o approfondire la conoscenza della lingua è assolutamente prioritario da un punto di vista della salute. Questo, tenendo conto che, fra la popolazione residente, spesso non esiste alcuna volontà di approfondire le relazioni con gli stranieri.
Dunque, un progetto di “accoglienza”, dotato di una solida leadership e delle giuste risorse (e in cui il coinvolgimento degli autoctoni è fondamentale), potrebbe essere fondamentale nel mediare fra la promozione della salute e l'integrazione. E, in esso, gli infermieri potrebbero: analizzare i bisogni dei migranti e i punti di forza/limiti di un sistema di accoglienza che potrebbe aiutare a identificare le sfide per i professionisti nel fornire cure “culturalmente competenti”. Il ruolo dell'infermiere, perciò, diventa rilevante perché è il responsabile della presa in carico delle persone, nonché trait d’union tra professionisti e popolazione.
Lo studio ha dovuto affrontare il problema del miglioramento della salute dei migranti, concentrandosi principalmente sulla messa in essere reale di accoglienza e integrazione, visto che la salute, nei rifugiati e richiedenti asilo, peggiorava proporzionalmente con il mancato adattamento e l'integrazione sul territorio, oltre che per problemi familiari.
DOI: 10.1111/gennaio 16036