Studio italiano su Evaluation & the Health Professions
I ricercatori italiani Maria Matarese, Roberta Pendoni, Davide Ausili, Ercole Vellone e Maddalena De Maria sono gli autori dell’articolo: “Validity and reliability of caregiver contribution to self-care of chronic obstructive pulmonary disease inventory and caregiver self-efficacy in contributing to self-care Scale” (“Validità e affidabilità del caregiver nella cura di sé del malato cronico di malattia polmonare ostruttiva cronica e dell’autoefficacia del caregiver nel contribuire alla Scala di autocura della COPD”), pubblicato sulla rivista Evaluation & the Health Professions della SAGE.
Lo studio ha testato la validità e l’affidabilità del contributo del caregiver all’autocura della malattia polmonare ostruttiva cronica (COPD) e dell’autoefficacia del caregiver nel contributo all’autocura della COPD.
I due strumenti sono stati sviluppati modificando il Self-Care of COPD Inventory e la Self-Care Self-Efficacy Scale nella BPCO nelle “versioni per il caregiver”.
Le proprietà psicometriche sono state testate in un campione di convenienza di 261 caregiver informali di pazienti con BPCO reclutati in Italia in due studi trasversali.
Nell'analisi fattoriale confermativa, il contributo del caregiver alle scale di mantenimento, monitoraggio e gestione dell'autocura ha presentato indici di buon adattamento. Il contributo del caregiver alla cura di sé e le scale di autoefficacia dello stesso correlavano moderatamente tra loro e con le “versioni paziente” delle scale, e i punteggi erano più alti con i tipi di assistenza diadica orientati al caregiver, specie se donna.
La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) rappresenta la terza causa di morte in tutto il mondo e dovrebbe aumentare nei prossimi anni, a causa della crescente esposizione a fattori di rischio e invecchiamento della popolazione. Per contenere il peso sociale ed economico e migliorare la qualità della vita dei malati cronici, oltre alle terapie, vanno messi in atto anche adeguati comportamenti di auto-cura, cui aderire con comportamenti salutari, monitorando i segni e i sintomi della malattia, trattandoli quando si manifestano.
Lo studio italiano fornisce prove della validità di costrutto e della coerenza interna dei due strumenti (il CC-SC-COPDI e CSE-CSC-COPDS), che permettono di misurare il caregiver contribution (CC) e la sua autoefficacia nell’autocura della BPCO. I due strumenti potrebbero essere utili per progettare l’educazione degli interventi a supporto dei caregiver e dei pazienti affetti da BPCO.
Secondo la teoria, derivata da quella dell'autocura dei pazienti con scompenso cardiaco, i caregiver informali contribuiscono alla cura di sé del paziente, raccomandandogli comportamenti volti al mantenimento della stabilità della malattia, al monitoraggio di segni e sintomi e nel rispondere quando si manifestano; fornendo supporto nelle attività giornaliere e ausilio durante le riacutizzazioni, valutando e gestendo i sintomi in collaborazione con pazienti o autonomamente. Inoltre, forniscono assistenza diretta, motivano i pazienti, organizzano la fornitura di cure, comunicano e collaborano con gli operatori sanitari.
È stato riscontrato che il supporto del caregiver riduce la durata della degenza ospedaliera, diminuisce la depressione, migliora la qualità della vita e dell’esercizio fisico legati alla salute dei pazienti con BPCO. Insomma, nella cura di sé dei pazienti con una condizione cronica, i caregiver informali ne aumentano l’autoefficacia.
DOI: 10.1177/01632787221134712